Cicli Cosmici
Considerare la storia umana protesa verso un futuro radioso e comunque migliore del presente è un’acquisizione tardiva e nettamente antitradizionale. Molteplici testimonianze sostengono la tesi che la conoscenza dell’andamento ciclico del tempo è da sempre stata patrimonio dell’umanità. Il brano più noto che esprime il carattere qualitativo del tempo è forse questo:
Per tutto c’è un momento
e un tempo per ogni azione,
sotto il sole.
C'è un tempo per nascere
e un tempo per morire,
un tempo per piantare
e un tempo per sbarbare il piantato.
C’è un tempo per
uccidere
e un tempo per curare,
un tempo per demolire
e un tempo per costruire.... Ecclesiaste 3, 1-3
In estrema sintesi si può affermare che, al contrario di quanto comunemente pensato e sperato, nel passato si può ritrovare una condizione di pienezza dello stato umano, mentre nel futuro prossimo si prospettano situazioni complesse e inevitabili.
Nella Divina Commedia il “Veglio di Creta” con la sua variegata composizione simboleggia il progredire ciclico verso la disgregazione:
Vi sono cenni a modificazioni quantitative: “Saranno, infatti, quei giorni di una tribolazione tale, quale non è mai stata dal principio di tutte le creature che Dio ha create, fino ad ora, nè più ci sarà: e se il signore non avesse abbreviato quei giorni, nessuno che è carne sarebbe scampato; ma egli ha abbreviato quei giorni in grazia degli eletti che ha scelto.” (Mc. 13, 19-20)
L’ineluttabilità del cammino ciclico è altresì sancita: “Perchè molti verranno in nome mio a dire: - Io sono il Cristo! – e sedurranno molti. Allora sentirete parlar di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non turbarvi, perchè bisogna che tutto ciò avvenga. Ma non è ancora la fine.” (Mt. 24, 5-6)
Platone, nel dialogo “Politico” accenna alle condizioni particolari della prima era, retta da Crono: “Sotto quella guida del dio non v’era bisogno né di costituzioni di stati né dell’acquisto di donne o di figli; tutti infatti risorgevano alla vita dalla terra, e senza conservare alcun ricordo di ciò che era stato prima; ma se tutto ciò mancava, frutta senza limite avevano dagli alberi e dalle altre numerosissime piante, non certo prodotto di opere agricole, ma spontaneamente producendoli il suolo.” (272a)[1]
A questo riguardo Guénon sottolinea che: "... nell’epoca primordiale, ... tutti gli uomini erano in possesso, in modo normale e spontaneo, di uno stato che oggi è in rapporto con un elevato grado di iniziazione n.2: “È quello che nella tradizione indù è indicato con la parola Hamsa, attribuita come nome alla casta unica che esisteva in origine, e denotava in modo proprio uno stato che è ativarna, vale a dire al di là dalla distinzione delle caste attuali.”...[2]
Il maestro di Dante, Virgilio, evoca il degrado ciclico dopo la reggenza di Saturno:
così in placida pace egli reggeva il suo popolo,
finché via via peggiore e più
pallido scorse
il tempo, e nacque rabbia di
guerra e brama d’amore.” En. VIII,
324-327
“Fiorì per prima l’età dell’oro; spontaneamente, senza bisogno di giustizieri, senza bisogno di leggi, si onoravano la lealtà e la rettitudine. Non c’erano pene a incutere paura, né parole minacciose si leggevano su tavole di bronzo, né gente implorante clemenza temeva le labbra del giudice, ma tutti vivevano sicuri senza che alcuno li tutelasse.” Met. I, 89-93
In seguito la transizione verso le età successive, meno qualitative...
“Quando Saturno fu spedito nel Tartaro tenebroso e il mondo si ritrovò sotto il regno di Giove, subentrò l’età dell’argento: più scadente dell’oro, ma di pregio maggiore del fulvo bronzo. Giove ridusse la durata originaria della primavera, e fece scorrere l’anno attraverso inverno, estate e incostante autunno e primavera breve: le quattro stagioni.” Met. I, 113-118
I cambiamenti quindi non sono solo morali ma anche geografico-climatici, perché l’ambiente fisico rispecchia e simboleggia realtà di ordine superiore[3]:
"Seguì per terza l’età del bronzo: d’indole più crudele, e più pronta ad usare le orribili armi; scellerata, però, non ancora. L’ultima, fu quella del ferro duro. D’improvviso, in quest’epoca di tempra peggiore, irruppe ogni empietà; fuggirono il pudore e la sincerità e la lealtà, e al loro posto subentrarono le frodi e gli inganni e le insidie e la violenza e il gusto sciagurato di possedere [...] il ferro pernicioso e l’oro più pernicioso del ferro furono portati alla luce: ed ecco, compare la guerra, che combatte con l’uno e con l’altro e squassa con mano insanguinata armi crepitanti.” Met. I, 125-131 e 141-143
La stessa geografia fornisce quadri in continuo ed anche repentino mutamento, con la comparsa e la scomparsa di continenti.
Platone, nel Timeo, cita i sacerdoti egizi: “Pertanto codeste vostre genealogie, che tu, o Solone, ora esponevi, poco differiscono dalle favole dei fanciulli, perché innanzitutto ricordate solo un diluvio della Terra, mentre prima ne avvennero molti, ...” (23b)
Successivamente si riferisce ad Atlantide: “L’isola era più grande della Libia e dell’Asia riunite, e i navigatori allora potevano passare da quella alle altre isole, e dalle isole a tutto il continente opposto, che costeggiava quel vero mare. [...] in quest’isola Atlantide v’era una grande e mirabile potenza regale...” (23e-24a)
La conclusione è nota: “Ma
nel tempo successivo, accaduti grandi terremoti ed inondazioni, nello spazio di
un giorno e di una notte tremenda, tutti i vostri guerrieri sprofondarono
insieme dentro terra, e similmente scomparve l’isola Atlantide assorbita dal
mare; ...” (25c-d) Il
cataclisma in cui sparì l’Atlantide è quello descritto nella Bibbia, analogo ma
diverso da quello “di Satyavrata che,
secondo la tradizione indù, che procede direttamente dalla tradizione
primordiale, precedette immediatamente l’inizio del nostro Manvantara” [4].
Atlantide, ben lungi dall’essere il parto della fantasia degli antichi, fu la sede della razza rossa, che dominò sulla terra nel corso dell’Età precedente a quella che stiamo vivendo.
Primavera |
Prima Età o Età dell’Oro Satya
Yuga |
4 x 6480 = |
25920 |
Estate |
Seconda Età o Età dell’Argento Trêta
Yuga |
3 x 6480 = |
19440 |
Autunno |
Terza Età o Età del Bronzo Dwapara Yuga |
2 x 6480 = |
12960 |
Inverno |
Quarta Età
o Età del Ferro Kali Yuga |
1 x 6480 = |
6480 |
|
Durata totale delle quattro età |
10 x 6480 = |
64800 |
[1] “... Platone fa ancora ricorso all’uso dei miti quando vuole esporre concezioni che vanno al di là della portata dei mezzi dialettici abituali; e questi miti, che egli non ha certo “inventato” ma solo “adattato”, giacché portano il segno incontestabile di un insegnamento tradizionale... , questi miti, dicevamo, sono ben lontani dall’essere solo gli ornamenti letterari più o meno trascurabili che troppo spesso i commentatori e i “critici” moderni credono che siano...; questi miti corrispondono... a quanto c’è più di profondo nel pensiero di Platone,...” (R.Guénon “Miti, misteri e simboli” in “Considerazioni sull’iniziazione”, Luni, Milano 1996, p.148)
[2] R. Guénon “Sulle condizioni
dell’iniziazione” in “Considerazioni sull’iniziazione”, cit, p.34.
[3] “...bisogna innanzitutto
rammentare che l’ordine umano e l’ordine cosmico non sono in realtà separati,
come troppo facilmente si immagina ai giorni nostri, ma che al contrario sono
così strettamente legati che ciascuno di essi reagisce costantemente sull’altro,
e che esiste sempre una corrispondenza fra i loro rispettivi stati. Questa
considerazione è essenzialmente alla base di tutta la dottrina dei cicli e, se
la si ignorasse, i dati tradizionali ad essa riferentisi sarebbero del tutto
inintelleggibili; la relazione esistente fra certe fasi critiche della storia
dell’umanità e certi cataclismi che si producono in determinati periodi
astronomici ne rappresenta forse l’esempio più sorprendente;...” R. Guénon “Il
Regno della Quantità e i segni dei tempi” Adelphi, Milano 1982, p.113
[4] R. Guénon “Forme Tradizionali e Cicli Cosmici” Ed. Mediterranee, Roma 1983, p.39
La ciclicità, dal nostro punto di vista, è sostanzialmente la ripetizione di analoghe condizioni, e si manifesta in fondo in molteplici forme: le 24 ore di un giorno, le stagioni, fioriture e fruttificazioni ... e numerosi altre situazioni. Spero e confido che la Speranza, l'ultima a morire, colga nel segno e che ci porti ad essere annoverati tra gli operai dell'ultima ora della parabola neo-testamentaria. Ottimo articolo, grazie.
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