Commenti ai Vangeli sinottici. La Resurrezione.

 


   Le note che seguiranno sono sempre desunte dall’opera di René Guénon e riguardano la Resurrezione. È necessario precisare che un approfondimento simbolico della Resurrezione non ne inficia minimamente il valore storico né, tanto meno, il significato religioso.

  La prospettiva metafisica che Guénon adottò costantemente, e che cerco di non travisare, non è in antitesi con letture di altro taglio, essendo avulsa da ogni coinvolgimento individuale e da ogni faziosità.

    Presagi dell’evento sono già individuabili nei doni dei Re Magi, che riconoscono la missione di Cristo fin dalla sua nascita.

   Orbene, i Re Magi, attraverso l’omaggio ch’essi rendono a Cristo attraverso i presenti che gli offrono, riconoscono espressamente in lui la sorgente di questa autorità [suprema fonte comune dell’autorità spirituale e del potere temporale] ovunque essa si eserciti: il primo gli offre l’oro e lo saluta come re; il secondo gli offre l’incenso e lo saluta come sacerdote; il terzo infine gli offre la mirra o balsamo d’incorruttibilità n.15: “Gli alberi produttori di gomme o resine incorruttibili svolgono una funzione importante nel simbolismo, col significato di resurrezione ed immortalità; a questo titolo, essi sono stati talora impiegati come emblemi del Cristo. È vero che alla mirra è stato dato anche un altro significato riferito esclusivamente all’umanità del Cristo, ma noi pensiamo che si tratti di un’interpretazione tutta moderna e di valore assai contestabile dal punto di vista tradizionale.” (T.T. c.15 p.141)

    Luca 19… Ingresso di Gesù in Gerusalemme. – 28Dopo aver così parlato, egli camminava, in testa, mentre salivano a Gerusalemme. 29Giunto vicino a Betfage e a Betania, verso il monte Oliveto, mandò due dei suoi discepoli, 30dicendo: “Andate nel villaggio di fronte; appena entrati, troverete un asinello legato, sul quale non è mai salito nessuno; scioglietelo e conducetelo qui. 31Se qualcuno vi domanda: Perché lo sciogliete? Rispondete così: Il Signore ne ha bisogno”.  32Se ne andarono gl’inviati e trovarono le cose come aveva loro detto Gesù. 33Mentre scioglievano l’asinello, i padroni dissero loro: “Perché lo sciogliete?”. 34Risposero: “Il Signore ne ha bisogno”. 35E lo condussero da Gesù: poi, gettati i loro mantelli sopra l’asinello, ve lo fecero salire sopra; 36e mentre egli avanzava, la gente stendeva i propri mantelli per la via. 37Quando fu vicino alla discesa del Monte degli Ulivi, tutta la moltitudine dei discepoli, pieni di gioia, incominciò a lodare Iddio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, 38esclamando: “Benedetto colui che viene, il Re nel nome del Signore! In cielo pace, e gloria nel più alto dei cieli!”.

    L’ingresso trionfale in Gerusalemme, oltre a sancire il trionfo sulle forze del male, simboleggiate dall’asino cavalcato che diventa strumento per ascendere, prelude alla resurrezione e alla vita eterna sempre tramite il simbolismo vegetale.

   “Sarebbe certo molto più esatto assimilare questo “ramo d’oro” al vischio druidico e all’acacia massonica, senza parlare delle “palme” della festa cristiana che porta precisamente questo nome, in quanto simbolo e pegno di resurrezione e di immortalità.” (S.S.S. c.29 p.180 n.6)

   “È ovvio che tutte queste considerazioni si riallacciano al fatto che nelle varie tradizioni alcuni simboli vegetali appaiono come “pegno di resurrezione e di immortalità”: il “ramo d’oro” dei Misteri antichi, l’acacia che lo sostituisce nell’iniziazione massonica, come pure i rami o le palme nella tradizione cristiana e anche, per il ruolo che svolgono in genere nel simbolismo, gli alberi che rimangono sempre verdi e quelli che producono gomme o resine incorruttibili. n.7 : cf. L’Ésotérisme de Dante, cap. V, e Le Roi du Monde, cap. IV.”” (S.S.S. c.53 p.288)

    Il Cristo, rispondendo alle domande dei Sadducei, sgombra il campo da ogni interpretazione letterale della Resurrezione:

Matteo 22… I Sadducei e la resurrezione. 23In quello stesso giorno si presentarono a lui i Sadducei, i quali sostengono che non vi è la resurrezione, e lo interrogarono, 24dicendo: “Maestro, Mosè ha detto: Se uno muore senza figli, il suo fratello ne sposi la vedova, e susciti prole al fratello. 25Or, c'erano fra di noi sette fratelli: e il primo, preso moglie, morì e, non avendo prole, lasciò la moglie al fratello. 26Lo stesso fece il secondo e il terzo, fino al settimo. 27E in fine, dopo tutti, morì anche la donna. 28Alla resurrezione, di quale dei sette fratelli sarà moglie, ché tutti l'ebbero?” 29Ma Gesù rispose loro: “Voi sbagliate, non sapendo comprender né le Scritture, né la potenza di Dio. 30Perché, nella resurrezione, négli uomini avranno moglie, né le donne marito, ma saranno come gli angeli di Dio in cielo. 31In quanto poi alla resurrezione dei morti, non avete letto quello che vi fu detto da Dio? 32Io sono Iddio d'Abramo, Iddio d'Isacco, Iddio di Giacobbe? Non è il Dio dei morti, ma dei vivi”. 33E le turbe, che ascoltavano, stupivano della sua dottrina. ...  

  Marco 16 Risurrezione di Gesù. 1Appena terminato il sabato, Maria di Magdala e Maria, madre di Giacomo, e Salòme comprarono dei profumi, poi andarono per fare su di lui le unzioni usuali nelle sepolture. 2E, di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro, quando il sole era già sorto. 3E dicevano fra di loro: “Chi ci rivolterà la pietra dell’ingresso del sepolcro?”. 4Ma, guardando, videro che la pietra era già stata rivoltata da un lato; era, infatti, molto grande. 5Ed entrate nel sepolcro, scorsero un giovane seduto, a destra, vestito di bianco e furono prese da stupore e terrore. 6Ma, egli disse loro: “Non abbiate paura. Voi cercate Gesù di Nazaret, il crocifisso: è risuscitato, non è più qui. Ecco il luogo dove lo avevan deposto. 7Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro: egli vi precede in Galilea; là voi lo vedrete, come egli vi ha detto”. 8Esse uscirono dal sepolcro, fuggendo, perché erano fuori di sé per lo spavento. E non dissero niente a nessuno tanto erano spaventate.

    Nulla andrà perduto…  

     “...a dispetto di tutte le false interpretazioni occidentali su nozioni come quelle di Moksha e di Nirvâna, l’estinzione dell’“io” non è in alcun modo un’annichilazione dell’essere, ma al contrario essa implica una specie di “sublimazione” delle sue possibilità (diversamente, osserviamo di sfuggita, la stessa idea di “resurrezione” non avrebbe alcun senso); senza dubbio l’artifex che si trova ancora nello stato individuale umano non può che tendere verso una simile “sublimazione”, ma il fatto di conservare l’anonimato sarà per lui il segno di questa tendenza “trasformante”.” (R.Q.S.T. c.9 p.67)

    Se la «seconda nascita» è sinonimo di rigenerazione psichica in riferimento alla prima iniziazione, occorrerà parlare, per “il passaggio dall’ambito psichico all’ambito spirituale”, di  «seconda morte» e «terza nascita». Quindi “questa «terza nascita» sarà rappresentata più come una «resurrezione» che come una nascita ordinaria, poiché non si tratta più di un «inizio» nel senso della prima iniziazione; le possibilità già sviluppate, e acquisite una volta per tutte, dovranno ritrovarsi dopo questo passaggio, ma «trasformate», in modo analogo a quello per cui il «corpo glorioso» o «corpo di resurrezione» rappresenta la «trasformazione» delle possibilità umane, al di là delle condizioni limitative che definiscono il modo d’esistenza dell’individualità come tale.” (C.I. c.26 p.214)

    Tale concetto è ribadito nel capitolo 42 di C.I. dove il significato etimologico di ‘trasformazione’, cioè ‘passaggio al di là delle forme’ trova la sua piena realizzazione solo nell’ingresso in uno stato “sovra-individuale” nell’ambito dei “grandi misteri”. Vengono necessariamente infranti i confini di qualsiasi tipo di durata, per entrare in un’Eternità che non ha comune misura con l’indefinità ciclica.[1]

   La sede in cui avviene questa rinascita diventa un sepolcro quando si tratta di superare le possibilità cosmiche. “…un’uscita finale dalla caverna, dal momento che questa contiene soltanto le possibilità incluse nel “cosmo”, possibilità che l’iniziato deve precisamente superare in questa seconda fase dello sviluppo del suo essere, di cui la “seconda nascita” era in realtà solo il punto di partenza. Qui, certi rapporti si troveranno naturalmente modificati: la caverna ridiventa di nuovo un “sepolcro”, non più questa volta esclusivamente a causa della sua posizione “sotterranea”, ma per il fatto che l’intero “cosmo” è in qualche modo il “sepolcro” da cui l’essere deve ora uscire; la “terza nascita” è necessariamente preceduta dalla “seconda morte”, che è, non più la morte al mondo profano, ma veramente la “morte al cosmo” (e anche “nel cosmo”), e per questo la nascita “extra-cosmica” è sempre assimilata a una “resurrezione”. (n.2 Si trova qualcosa di analogo anche nel simbolismo della crisalide e della sua trasformazione in farfalla.) Perché tale “resurrezione”, che è nello stesso tempo l’uscita dalla caverna, possa aver luogo, bisogna che la pietra che chiude l’apertura del “sepolcro” (cioè della caverna stessa) sia tolta; ... (S.S.S. c.33 p.197)

   Cristo è qualificato come “germe” nelle scritture e in questo passo celeberrimo della Commedia, tratto dalla Preghiera alla Vergine:

 Nel ventre tuo si raccese l’amore, 

per lo cui caldo ne l’etterna pace 

così è germinato questo fiore  Par. XXXIII, 7-9

       Lo sviluppo del germe spirituale implica l’uscita dell’essere dal suo stato individuale, e dall’ambiente cosmico che ne costituisce il luogo proprio, come Giona è “resuscitato” uscendo dal corpo della balena; e, se ci si ricorda di quanto abbiamo scritto precedentemente, non si faticherà a comprendere come quest’uscita sia anche l’equivalente dell’uscita dalla caverna iniziatica, la cui concavità è pure rappresentata da quella della semicirconferenza del nûn. La “nuova nascita” presuppone necessariamente la morte al vecchio stato, che si tratti di un individuo o di un mondo; morte e nascita o resurrezione, sono due aspetti inseparabili l’uno dall’altro, poiché non sono in realtà che le due facce opposte di uno stesso cambiamento di stato. (S.S.S. c.23 p.142)

C.I. : Considerazioni sull'Iniziazione

R.Q.S.T.: Il regno della quantità e i segni dei tempi

S.S.S.: Simboli della Scienza Sacra

T.T.: La Tradizione e le Tradizioni 


 

 



[1] V. A.K. Coomaraswamy, Time and eternity, Ascona 1947, trad. it. Tempo ed eternità, Roma 2013


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