"La Sacralità dell'abitazione" - Estratti (V)
Sala capitolare, Chiesa dei Giacobini, Tolosa.
Materiali e riti per
l’abitazione (prosecuzione)
Il sito inoltre deve essere stabile, come
ricorda il precetto evangelico di costruire sulla roccia e non sulla sabbia.[3] Nel
simbolismo costruttivo dell’Induismo, tale stabilità è intesa solo
secondariamente in senso materiale, dovendosi anzitutto a Yama, il Re
ordinatore (Dharmarāja) l’aver
assicurato la conformità al Principio di un universo precedentemente instabile.[4] […]
Preliminarmente all’erezione dell’edificio
il terreno deve anche essere purificato e accuratamente livellato,
corrispondendo in tal modo al piano dell’essere (e di conoscenza) dal quale il
costruttore stesso aspira ad elevarsi.[5]
Strettamente collegato a ciò è il rito d’orientamento, del quale esistono
testimonianze anche per il mondo etrusco e latino, ad esempio in Vitruvio;[6] l’orientamento
delle chiese e delle abitazioni nel medioevo cristiano dimostra che anche
allora si continuò a “ritagliare” uno spazio sacro sulla terra (témenos in greco, collegato al verbo témno=tagliare) che segna i limiti
dell’abitazione orientata rispetto ai punti cardinali.[7] Nella
tradizione indù si traccia in tal modo un maõóala
quadrato sul quale si immagina disteso con le braccia aperte Purusha,
l’Uomo Universale e Grande Architetto dell’Universo,[8] col capo
a Est e i piedi a Ovest.[9] Del
tutto simile è quel che avveniva in Occidente, come attestato dall’uomo di
Vitruvio iscritto nel quadrato e nel cerchio[10]
ritratto anche da Leonardo, e dal Cristo con le braccia aperte immaginato
disteso sulla pianta cruciforme della cattedrale, anch’Egli col capo a est (in
corrispondenza dell’abside) secondo l’orientamento tradizionale delle chiese.[11]
Per gli edifici in muratura si richiede un
rito di posa della prima pietra di fondazione, del quale spesso si perpetua
tuttora un’imitazione profana quando l’edificio sia di pubblica utilità. Tale pietra,
almeno nella tradizione costruttiva dell’Occidente, è la corner stone dell’angolo Nord-Est; questa e le tre pietre cubiche
che saranno collocate agli altri angoli seguendo il percorso del Sole
rappresentano i quattro elementi dai quali è costituito il cosmo; la loro forma
e la loro posizione corrispondono all’ambito terreno.[19]
Un’altra pietra, detta “pietra fondamentale”, viene collocata al centro del temenos,[20] ed è
quella dal quale parte, realmente o idealmente, lo stauros, per culminare nel vertice dell’edificio rappresentato
dalla chiave di volta (keystone) che,
in molti casi, è perforata in quanto janua
coeli.[21]
Essendo collocata al centro, la pietra fondamentale costituisce per le
abitazioni la pietra del focolare quando non serva da base allo stauros, mentre nei templi è una pietra
d’altare.
[1] Anche in questi “banali”
aspetti della vita una società tradizionale può riconoscere un significato
profondo. Il vicino di casa o di tenda rammenta Colui che nel Corano è il
Vicino per eccellenza (cfr. 11, 61; 34, 50). Il vicino “viene prima
dell’abitazione” secondo un proverbio beduino che fa riferimento alla scelta
del luogo dove piantare la tenda, e che la contemplativa musulmana Rābi’a
interpreta nel senso che il desiderio di Dio deve essere superiore a quello del
Paradiso, condannabile se cercato per le sue gioie distogliendosi dal Fine
ultimo (cfr. I detti di Rābi’a, a
cura di C. Valdrè, Milano 1979, p.74). Anche qui si fa riferimento alle
abitazioni dell’al di là.
[2] Seconda la mentalità
tradizionale, un luogo idoneo a rappresentare il Centro del Mondo è perciò
stesso anche salubre e fausto, grazie al fatto di costituire un punto di
discesa e, per così dire, di concentrazione di un’influenza spirituale, di una
“benedizione” che sarà foriera di pace, vita e salute; di conseguenza, sarà
anche provvidenzialmente dotato di acqua, di un clima salubre, etc. Corrisponde
invece alla mentalità moderna e anti-tradizionale concepire il Feng Shui cinese o altre scienze
analoghe solo in termini di ricerca e manipolazione di “correnti energetiche” –
diremo meglio, di influenze a livello della manifestazione sottile – che
tutt’al più possono essere considerate un indizio e non una determinante
dell’idoneità spirituale; il che non toglie che effettivamente, nella
tradizione cinese come in molte altre, siano anche presi provvedimenti per
stornare le influenze malefiche e non disperdere quelle benefiche grazie alla
disposizione degli ambienti e delle porte, all’uso di apposite decorazioni dei
muri esterni e altre forme di “incorniciatura” dell’edificio, e via dicendo…
[3] Cfr. Matteo, 7, 24 ss. Se poi l’edificio includerà uno stauros, e mattoni e pietre di forma
cubica, si aggiungerà stabilità a stabilità, materialmente e simbolicamente.
[4] Cfr. S. Kramrisch, op. cit., p.12.
[5] Cfr. ibid., p.7 e 14-17.
[6] Oltre a S. Kramrisch, cfr. J.
Rykwert, The idea of a town: the
antropology of urban form in Rome, Italy and the ancient world, Cambridge
1988; A. Snodgrass, op. cit.; M.
Polia, Imperium. Origine e funzione del
potere regale nella Roma arcaica, Rimini 2001.
[7] Cfr. J. Hani, op. cit., p. 30. Poiché il rito
d’orientamento richiede di seguire il moto solare in particolari momenti
dell’anno (particolarmente agli equinozi per identificare con precisione l’Est
e l’Ovest), grazie all’ombra gettata da uno gnomone piantato dove si ergerà lo stauros o uno dei suoi sostituti, a tale
rito corrisponde una santificazione del tempo oltre che dello spazio. Tutti i
riti che stiamo descrivendo debbono essere eseguiti, del resto, sotto stelle
favorevoli in una data favorevole. Nelle
diverse tradizioni l’abitazione e il tempio sono orientati per lo più verso un punto cardinale “luminoso” (Est o
Sud), ma anche verso altri punti cardinali, verso la direzione privilegiata
della propria tradizione (come quella della Mecca nell’Islam), verso alcuni
astri (ad esempio verso alcune parti della Via Lattea nell’emisfero australe),
verso la levata eliaca di alcune stelle o verso il levar del sole in alcune
date particolari (cfr. A. Snodgrass, op.
cit., cap. 10). Ad esempio il monumento spagnolo dell’Escorial, dedicato a
San Lorenzo, è orientato verso il levar del sole del 10 agosto, festa del
santo.
[8] In questa veste prende il nome
di Viśvakarman.
[9] Cfr. S. Kramrisch, op. cit., pp. 42-43 e 71. Sul quadrato
si traccia una griglia di linee, come tanti canali (nādī) nei quali scorre il
Prāna, il Soffio divino, che è in relazione anche con il respiro del
costruttore, e infatti tali linee non debbono essere interrotte da mura, porte
o finestre pena ripercussioni sulla salute dell’architetto stesso (cfr. ibid., p. 51 ss.). Una suddivisione con
linee ortogonali è presente anche nell’architettura tradizionale cinese, nella
quale prevale la divisione in nove parti corrispondenti agli otto trigrammi
dell’I King con tutti i relativi
significati e corrispondenze, più la parte centrale che ne rappresenta
l’origine (cfr A. Snodgrass, op. cit.,
cap.30).
[10] Cfr. De architectura, III, I, 1-3.
[11] Cfr. T. Burkhardt. op. cit.. p. 25 ss.; J. Hani, op. cit., cap. 6.
[12] L’apertura della tenda o della
capanna verso mezzogiorno o verso Est stabilisce un orientamento simbolico
verso la luce solare, intesa come manifestazione della Luce Divina, e al tempo
stesso evita l’ingresso dei venti freddi del Nord. Qui il punto di vista
privilegiato è quello di chi vive in tali abitazioni, diversamente dalla chiesa
cristiana nella quale la porta è di solito a Occidente, e la luce deve essere
raggiunta dai fedeli con un percorso (scandito dalle colonne o dai pilastri)
verso l’altare posto nell’abside a Oriente. Esigenze simboliche e
utilitaristiche coincidono perciò perfettamente nell’abitazione. L’orientamento
delle chiese è stato sempre più dimenticato dopo il Medioevo, e nelle case le
possibilità offerte dalla climatizzazione artificiale hanno fatto trascurare
l’esigenza di edificare verso il Sole la “zona giorno” (o di fare il contrario
nelle zone tropicali), disancorando l’arte della costruzione anche dalle più
materiali necessità di orientamento.
[13] Surrogato del sacrificio umano
possono essere quello di animali, statue (nell’antica Roma), immagini
domestiche di dei (India), parti di animali, vasellame, resti vegetali, etc.
(cfr. R. Rabuzzi, «Home», cit.).
[14] Tale uccisione ricorre nel già
citato poema di Nezāmi, nella storia dell’antico Egitto, etc.; talvolta il
racconto lo spiega con la volontà del sovrano di non far conoscere i segreti
del palazzo (o di impedire la costruzione di altri uguali). Nel rituale
muratorio l’uccisione di Hiram (l’artefice del Tempio di Gerusalemme che
secondo la tradizione massonica si era fatto uccidere per non rivelare il nome
divino) viene inscenata per consentire il passaggio al grado di Maestro, nel
quale simbolicamente risorge.
[15] Cfr. R. Guénon, Symboles, cit., cap. 46.
[16] A.K. Coomaraswamy, «Angel and
Titan: an essay on vedic ontology», Journal
of the American Oriental Society, LV, pp. 373-419, n.24.
[17] R. Guénon, Symboles, cit., p.303. Va da sé che tale
smembramento non ha luogo sub specie
aeternitatis, e che non si tratta di uno smembramento in senso materiale:
«evidenziando… il carattere mentale in senso stretto di questo atto… il Rg Veda Samhita descrive la
suddivisione di Quest’Unica… Molteplicità Integrale… quest’unità della Persona (Purusha) e della Parola (Vac) la cui divisione è effettuata col
Primo Sacrificio» (A.K. Coomaraswamy, ibid.,
p. 70).
[18] Cfr. S. Kramrisch, op. cit., p. 70.
[19] Cfr. R. Guénon, Symboles, cit., cap. 43. I quattro
picchetti delle tende quadrangolari hanno lo stesso significato.
[20] Qui, secondo la tradizione
indù, circondato dai dodici Ādityas risiede Brahmā, reggente del luogo (cfr. S.
Kramrisch, op. cit., pp. 85-97, anche
per le numerose divinità corrispondenti alle varie parti della pianta
dell’edificio, quando questo sia un tempio). L’insediamento di tali divinità
prevede per inciso che i genii loci
siano stati pregati di allontanarsi (cfr. pp.13-14). Per il simbolismo di
questa pietra nell’iniziazione muratoria e nella tradizione cristiana cfr. R.
Guénon, ibid.; J. Hani, op. cit., cap. 12.
[21] La keystone è altresì la biblica “pietra angolare” (caput anguli in latino, eckstein in tedesco), da non confondere con le quattro corner stone, come dimostrato dalle
citazioni che la assimilano a Cristo e da numerose corrispondenze in altre
tradizioni; messa in posizione per ultima nell’ordine temporale, è la prima sub
specie aeternitatis (cfr. E. Panofsky, The
Art Bulletin, XVII, 1935, p. 450;
A.K. Coomaraswamy, «Eckstein», Speculum,
gen. 1939, pp. 66-72, ried. Études
Traditionelles, 441, feb. 1974, pp. 3-15; «The immortal soul as
psychopomp», in: Guardian of the Sundoor,
op. cit., pp. 123-140; R. Guénon, Symboles,
cit., cap. 43). Tale pietra corrisponde all’etere o quintessenza; collegata
idealmente con le quattro corner stone
forma una piramide virtualmente esistente in ogni edificio a pianta
quadrangolare (cfr. R. Guénon, ibid.).
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