Sull'Evoluzionismo

 


PRESENTAZIONE DELLA TEORIA

   Nel 1809 Jean Baptiste de Lamarck espose nella sua “Filosofia zoologica” l’idea del “trasformismo”, “ovvero l’idea che gli esseri viventi si siano originati da un processo di “evoluzione” in cui alcune specie si sono trasformate in altre differenti.”[1] Il motore di questo processo sarebbe stata l’ereditarietà dei caratteri acquisiti, di cui l’esempio più noto è la lunghezza del collo delle giraffe, aumentata generazione dopo generazione a causa di una tensione interna.

   Darwin - utilizzando anche i lavori di A.R.Wallace (1823-1913) - cinquant’anni dopo riprese questo concetto enfatizzando l’influenza della selezione naturale che stabilisce i vincitori dalla lotta per la sopravvivenza. Decisiva fu l’integrazione con le idee di Malthus (1766-1834) che asseriva che le risorse naturali non riescono a tenere il passo della crescita delle popolazioni umane giustificando così i moti migratori e il controllo delle nascite.

  Le modificazioni indotte casualmente e gradualmente negli esseri, in assenza di qualsiasi piano preordinato, sono trasmesse e riscuotono successo se consentono una migliore sopravvivenza che si esplicita con un maggior numero di discendenti. Nel caso delle giraffe la spiegazione darwiniana risiederebbe nella nascita di esemplari con il collo più lungo della media che, avvantaggiate nel procurarsi il cibo dagli alberi, avrebbero progressivamente sostituito le compagne con il collo corto, non più adatte all’ambiente. Ripetere questo schema per tutti gli esseri viventi comporta che il concetto di specie evapori, accompagnato dalle idee eterne platoniche e dagli archetipi, e che, per giustificare tutti i cambiamenti graduali, si debbano trovare i resti fossili di tutti i tentativi andati a vuoto.

   A margine occorre rilevare come “la sopravvivenza del più forte” si attagli perfettamente, (è il “Darwinismo sociale”) alla competizione capitalistica e possa aver ispirato ideologie razziste.

   I primi passi della genetica nel 900 costrinsero ad una revisione dell’impianto teorico, portando negli anni ’30 alla nascita del “neodarwinismo” che “spiega l’evoluzione come un risultato della combinazione o sintesi di mutazioni genetiche casuali con la selezione naturale.”[2]

  L’embriologo e genetista inglese Julian Huxley (1887-1975)[3] con l’opera “Evoluzione. La sintesi moderna” nel 1942, successivamente rivista ed ampliata fino alla seconda edizione del 1962, codificò quest’incrocio con i dati, sempre più ampi, delle nuove scienze biologiche.                                          

  Lo scoglio da superare resta il fatto che le mutazioni, ovvero alterazioni casuali del patrimonio genetico di un organismo, sono in massima parte dannose e perciò scartate e corrette in natura. Successivamente sono stati descritti meccanismi di “taglia e cuci” molecolare volti a rimediare agli errori che le nostre cellule compiono.

  Per ovviare alla tendenza conservatrice della natura è venuta in soccorso la geologia, dilatando, sulla base delle datazioni effettuate con elementi radioattivi, l’età della Terra[4].

  Con un lasso di tempo enorme a disposizione, le probabilità che venissero fuori cambiamenti casuali migliorativi aumentavano. Questo ragionamento venne già contestato nel 1932 dal noto genetista Haldane (coautore dell’ipotesi del “brodo primordiale”) che parlò di Paradosso, non ritenendo logicamente possibili tutte le mutazioni necessarie per passare dalle forme più semplici di vita a quelle più complesse come i mammiferi e l’uomo.[5]

  In tempi successivi la modifica più significativa all’impianto teorico evoluzionista è stata quella detta degli “equilibri punteggiati” (Gould e Eldredge, 1972) che, di fronte all’ormai irreparabile carenza di “anelli mancanti” (o mancati?) propone una storia della vita con lunghi periodi di stasi con intervalli di intensi cambiamenti. Si supera così la visione “gradualistica” ritornando a ciò che pensava il padre dell’anatomia comparata dei vertebrati, il Barone Cuvier (1769-1832).   

ANELLI MANCANTI E ALTRE TRUFFE

  Darwin attribuiva la pressoché totale mancanza di resti fossili delle forme intermedie previste dalla teoria, i “prototipi difettosi”, all’incompletezza della documentazione esistente.

  Passato un secolo e più la situazione è variata di poco, essendo comunque pochissimi i candidati ad ergersi ad “anelli trovati”, con qualche caso clamoroso di mistificazione.

  Si pensi all’“Uomo di Piltdown”. Questa falso ritrovamento in Inghilterra, mosaico tra una mascella recente di orango femmina, e una calotta cranica umana di 50000 anni, tenne in scacco la comunità scientifica dal 1912 al 1953, quando il caso fu definitivamente risolto, negando ai reperti il ruolo di forma intermedia tra scimmia e uomo. Secondo un ben documentato resoconto[6] nella truffa furono coinvolti anche nomi di spicco, quali il gesuita Teilhard de Chardin, e lo scrittore Conan Doyle.

  Prima ancora uno dei numi tutelari dell’embriologia, lo scienziato tedesco Ernst Haeckel (1834-1919) non esitò a truccare disegni e foto di embrioni di mammiferi per dimostrare somiglianze che in realtà non sussistevano. Queste manipolazioni, svelate dopo anni di più o meno espliciti sospetti tacitati dalla fama di Haeckel, volevano dimostrare “la legge della ricapitolazione” secondo la quale lo sviluppo dell’individuo ricapitola la filogenesi cioè lo sviluppo della specie.

  La cosa singolare è che, nonostante lo sbugiardamento, di cui forse non tutti sono al corrente, in molti testi scolastici e divulgativi le illustrazioni compaiono tranquillamente.

   In tempi più recenti c’è stato un altro clamoroso tranello paleontologico: “ …nel novembre 1999, la rivista “National Geographic” pubblicò la foto di una lastra minerale nella quale si vedeva impressa l’immagine di un teropode[7] pennuto. Fu subito definita la prova che gli uccelli si sono evoluti dai rettili, suprema conferma, finalmente, dell’ipotesi darwiniana. L’animale fu denominato Archeoraptor Lianongensis; trascorse però non molto tempo e si scoprì che era un falso. Si trattava infatti solamente dei resti di due animali differenti, un uccello che era solo un uccello ed un rettile preistorico che era solo un rettile preistorico.”[8] Autori dell’inganno furono astuti contadini cinesi della regione di Liaoning.

  Qualche esempio di forma intermedia esiste (Archeopteryx, con caratteri da rettile ed uccello e l’Ichthyostega tra anfibio e rettile), ma si tratta di casi isolati, non della regola.

  Il Celacanto, considerato fino alla cattura di un esemplare nel 1938 specie estinta, avrebbe dovuto rappresentare, grazie a delle appendici rudimentali, un esempio dei primi tentativi di conquista della terraferma da parte dei pesci. Dalle osservazioni dirette nessun Celacanto tenta di uscire dall’acqua ed appare praticamente identico, senza modificazioni significative, ai fossili custoditi nei musei.   

PSEUDOMITI SCIENTIFICI

   La teoria del “brodo primordiale” risale ai lavori del biochimico Oparin (1922) che cercò di dimostrare come si fossero formate molecole organiche negli oceani primordiali, in condizioni ben diverse da quelle della Terra attuale. Si tratta esclusivamente di speculazioni che si mescolarono con una filosofia materialista (“…il suo libro comincia con una sezione dedicata a “La lotta del materialismo contro l’idealismo e la religione riguardo l’origine della vita” in cui vengono citati Engels,  Lenin e Stalin[9] )

  L’unico sostegno sperimentale venne nel 1953 ad opera di Miller che riuscì a ricavare quattro dei venti amminoacidi che compongono le proteine a partire da una miscela di acqua, metano, idrogeno ed ammoniaca rilasciando scariche che avrebbero dovuto simulare l’azione dei fulmini.

  Senza entrare nel merito delle obiezioni tecniche che sorsero, come il carattere ipotetico della composizione di questa atmosfera artificiale, si può dire che, ad oggi, questi primi passi non hanno avuto alcun seguito. Nonostante questa inconsistenza sperimentale e concettuale, l’idea che la vita sia sorta dal “brodo primordiale” soddisfa quasi tutti i palati odierni. La volontà di negare un intervento ultraterreno porta a soluzioni tra il grottesco e il fantascientifico, come la teoria della “panspermia cosmica” dell’astronomo Fred Hoyle.

  Questi, di formazione atea e materialista, padre dell’ipotesi del “cosmo stazionario” in alternativa al più gettonato “Big Bang”, riteneva che “le prime cellule vive si formarono nella nube di gas e particelle che ha dato origine al sistema solare; da lì la vita sarebbe giunta sulla Terra trasportata da corpi del genere delle comete. È chiaro che resta da spiegare come sia sorta la vita nello spazio.”[10] La questione è solo spostata ma non risolta.

  Nonostante le premesse, all’età di sessantotto anni (nel 1983), e dopo una vita interamente dedicata alla scienza, giunge la svolta. Hoyle si chiese: “Come potrebbero essere riusciti a formarsi, attraverso miscele chimiche accidentali, i 2000 enzimi necessari per la vita? Le probabilità sono analoghe a quelle di ottenere una serie di 50000 sei consecutivi con un dado non truccato.”

  “È a partire da questa constatazione che Hoyle si orienta verso un’intelligenza superiore che governa l’universo.” [11]

  INTELLIGENT DESIGN

   Michael Behe[12] ha elaborato la teoria alternativa che si sta opponendo con successo crescente alla darwinocrazia imperante. Si tratta dell’“Intelligent Design” (ID) o Progetto Intelligente, la cui presenza, secondo l’autore, si desume quando ci si trova di fronte a casi di complessità irriducibile. 

   Un esempio può essere quello di una trappola per topi. Per quanto rudimentale e poco sofisticata essa per funzionare abbisogna di ognuno dei suoi componenti, nessuno escluso, e non può essere il frutto di un assemblaggio casuale. Del pari altri metodi di eliminazione di roditori (dalla scopa al barattolo retto da un bastoncino al fucile) non appaiono né precursori né sviluppi della trappola classica e pare impossibile trasformare gli uni negli altri tramite cambiamenti graduali di stampo darwiniano[13]. D’altra parte, se fossimo catapultati in un deserto sconosciuto ci basterebbe vedere una scatola di cartone o un bastone intagliato per intuire la presenza di esseri intelligenti. Invece, di fronte a qualcosa di incredibilmente articolato come un essere vivente dovremmo invocare l’azione del “caso”!

   Behe porta vari esempi biologici di mirabile architettura, come il flagello dei batteri, prolungamento che ne consente i movimenti o la sequenza di processi necessari alla coagulazione del sangue per ribadire l’impossibilità che tali fenomeni siano il risultato di tentativi ciechi e di perfezionamenti progressivi.

   Lo stesso Darwin ammise: “Io confesso liberamente che mi pare il più alto assurdo possibile supporre che l’occhio sia stato formato, per mezzo dell’elezione naturale, con tutte le sue inimitabili disposizioni ad aggiustare il suo fuoco alle varie distanze, ad ammettere diverse quantità di luce e a correggere l’aberrazione sferica e cromatica.” (L’Origine delle specie, Bologna 1864 ristampa, p.147)

 EVOLUZIONE SENZA SELEZIONE

   Il punto di vista di Antonio Lima-de-Faria è degno di attenzione, perché si tratta di uno dei massimi biologi contemporanei[14] che non ha mai negato di essere convinto dell’evoluzione pur considerandola una validissima ipotesi di lavoro e non una teoria completa. Egli, dopo anni di ricerche e di riflessioni si è convinto[15] che sussista un ordine intrinseco nelle manifestazioni naturali, biologiche e no, che si impone senza invocare il caso che, a suo dire “è sinonimo di ignoranza”.

   Il suo testo è riccamente illustrato da immagini che spesso parlano da sole, quando evidenziano analogie di forma tra, ad esempio, la cristallizzazione dell’oro, la foglia di una felce e l’antenna di un insetto.

   Oltre a considerazioni di rilievo in campo genetico lo scienziato insiste in particolare sulle capacità di autoassemblaggio che le stesse molecole dimostrano di possedere. Tutto sembra attestare un’armonia che pervade ogni manifestazione naturale, da quelle apparentemente insignificanti in su, fino all’uomo.

   Come dice Giuseppe Sermonti: “Le leggi che governano il mondo si rendono manifeste nelle cose, ma non derivano dalle cose. Sono da sempre. Quelle che presiedono la vita sono leggi di funzione, di riproduzione, di accrescimento e di forma. Sono generali e particolari: sono un ampio quadro, un disegno che definisce una serie di funzioni e una moltitudine di strutture. Non sono un minimo di leggi: sono un codice, forse semplice, non semplice da decifrare. (nota 1: “Sono come la Sapienza creatrice della Bibbia (Proverbi, 23-27) che esiste “fin dall’inizio” del potere di Iahvé, “prima delle sue opere.”)”[16]    

 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

      Il motto dell’evoluzionismo sembra essere “niente è giusto e perfetto” e tutto è migliorabile, avendo tantissimo tempo a disposizione. Nessun essere è “contento e soddisfatto” ma al contrario tutti, in questa ansia di mutamento, sono a  disagio con il proprio ruolo nell’Universo.

  Anche la nostra società suggerisce questo atteggiamento irrequieto e instabile che è l’immagine invertita di chi è “muslim” cioè soggetto alla Volontà Divina. Il problema di cooperare con il “Divino Fattore non si pone, negando l’esistenza di un qualsivoglia agente ordinatore.[17]

   Il Darwinismo e i suoi sviluppi successivi non sono certo l’unica aberrazione concettuale partorita in questo avanzato Kali Yuga, ma costituiscono sicuramente uno degli assi portanti della deviazione moderna.  Nonostante l’esiguità delle basi scientifiche le convinzioni evoluzionistiche si sono radicate nel sentire comune con il supporto dell’insegnamento scolastico che ne ha fatto l’oggetto di un banale catechismo facilmente digeribile.

  Chi osa criticare Darwin pubblicamente è trattato da mentecatto e immediatamente invitato a giustificare la sua posizione, a differenza di chi, ad esempio, si proclami ateo. A volte la libertà di pensiero sembra funzionare a singhiozzo.

  È impossibile venire a capo della questione senza una metanoia, un cambiamento di mentalità radicale perché: “Tutti gli sviluppi della conoscenza scientifica moderna avvengono orizzontalmente, nella sfera dell’esistenza corporea e materiale, anche se si tratta di materia galattica, e perciò non toccano affatto gli altri piani dell’esistenza […] La conoscenza che è interessata solo al mondo materiale si volge in realtà all’indefinito, o almeno al suo aspetto quantitativo, a ciò che gli Indù chiamano il labirinto cosmico o māyā e i buddisti samsāra.”[18]



[1] M. Artigas, Le frontiere dell’evoluzionismo, Ares, Milano 1993, p.111.

[2] Artigas cit. p.113

[3] “Fu presidente della Eugenics Society (1962), caldeggiando “la causa della sterilizzazione di certe classi di persone anormali o difettose”… Ricoprì anche l’incarico di primo presidente dell’UNESCO, e in tale veste sognò di promuovere la preparazione dell’opinione pubblica alla necessità dell’eugenetica.” Da ATRIUM a.IX n.1 p.35 n.53 

[4] Mentre nel 1600 il reverendo James Ussher affermava che la Terra, dati biblici alla mano, era stata creata nel 4004 a.C.; ora le stime vertono intorno ai 4-5 miliardi di anni.

[5] Michael Denton, Direttore del Centro di Ricerche di Genetica Umana di Sidney, nel suo “Evolution: A theory in crisis” esamina le scarsissime probabilità dell’insorgenza casuale dell’organizzazione delle cellule viventi, ricordando che “è impossibile che una folata di vento crei un orologio funzionante.” 

[6] F. Di Trocchio, Le bugie della scienza, Mondadori, Milano 1993, p.264 ss..

[7] Tipo di dinosauro.

[8] M. Respinti, Processo a Darwin, PiEmme, Casale 2007, p.130.

[9] Artigas cit. p.75.

[10] cit. p.80

[11] cit. p.82

[12] Michael J. Behe professore di Scienze Biologiche alla Lehigh University. Autore del testo “Darwin’s Black Box” tradotto in italiano ed edito da Alfa & Omega “La scatola nera di Darwin” nel 2007

[13] Behe, La scatola nera di Darwin, p.77

[14] Nato in Portogallo nel 1921 tuttora vivente è professore emerito di citogenetica molecolare presso l’Università di Lund, Svezia.

[15] A. Lima-de-Faria, Evoluzione senza selezione, Nova Scripta, Genova 2003.

[16] Giuseppe Sermonti, (1925-2018), è stato insigne genetista e microbiologo, oppositore del Darwinismo e perciò osteggiato dagli ambienti accademici italiani. Autore tra l’altro di “Crepuscolo dello scientismo” e “Dimenticare Darwin”.

[17] Un’opera emblematica, manifesto degli ultradarwinisti, è “L’orologiaio cieco” di Richard Dawkins. Questo scienziato si è espresso in termini espliciti contro la religione, particolarmente nel testo “L’illusione di Dio. Le ragioni per non credere” (Milano 2007) meritando la qualifica di “fondamentalista ateo”.

[18] S. H. Nasr, L’uomo e la natura, Rusconi, Milano 1977, p.135.


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