Considerazioni sul Vangelo secondo Marco tratte da Guénon


   Armato del massimo rispetto, sia nei riguardi delle Sacre Scritture che verso l’opera di Guénon, tento un connubio per organizzare un commentario. Comincio con il Vangelo secondo Marco di cui riporterò i brani interessati. Buona lettura e soprattutto buone riflessioni.

Per le citazioni si è scelta la legenda riportata qua sotto.

 LEGENDA

A.S.P.T. Autorità spirituale e potere temporale, Rusconi, Milano 1972

C.I. Considerazioni sull’iniziazione, Luni, Milano 1996

C.M.M. Crisi del mondo moderno, Mediterranee, Roma 1972

C.R.  Comptes Rendus, Éditions Traditionnelles, Paris 1973

De. Il Demiurgo e altri saggi, Adelphi, Milano 2007

E.C. Sull'esoterismo cristiano, Luni, Milano 1996

E.D. L'esoterismo di Dante, Atanor, Roma 1976

F.T.C.C. Forme tradizionali e cicli cosmici, Mediterranee, Roma 1974

G.T. La Grande Triade, Adelphi, Milano 1980

I.G.S.I. Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, Studi Tradizionali, Torino 1965

I.R.S. Iniziazione e realizzazione spirituale, Studi Tradizionali, Torino 1967

Mél. Mélanges, Centro Studi Guénoniani, 1978

Re. Recensioni,  Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 1981

R.M. Il Re del Mondo, Adelphi, Milano 1977

R.Q.S.T. Il regno della quantità e i segni dei tempi, Adelphi, Milano 1982

S.C. Il simbolismo della croce, Rusconi, Milano 1973

S.E.I.T. Scritti sull'esoterismo islamico e il Taoismo, Adelphi, Milano 1993

S.M.C. Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio, Arktos, Carmagnola 1991

S.I. Studi sull'Induismo, Luni, Milano 1996

S.S.S. Simboli della scienza sacra, Adelphi, Milano 1975

T.T. La Tradizione e tradizioni, Edizioni Mediterranee, Roma, 2003  

U.D.V. L'uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, Studi Tradizionali Torino 1965

 I brani del Vangelo secondo Marco sono tratti da La Sacra Bibbia, Società San Paolo, Roma 1962

 

 VANGELO SECONDO MARCO

   1 Predicazione di Giovanni. – 1Principio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio, 2come sta scritto nel profeta Malachia. “Ecco, io invio il mio Angelo innanzi a te, egli preparerà la tua via”. E nel profeta Isaia: 3“Voce di colui che grida nel deserto: Preparate le vie del Signore, fate retti i suoi sentieri”.


    Essere retti ha un significato morale palese. Deviare dalla “…retta via, ch’era smarrita” manda tra le fauci delle tre belve da cui solo l’intervento soprannaturale, unito alla volontà, può sottrarci. Si può intravvedere però anche un significato “tecnico” in questa rettifica, infatti…

     "Il serpente arrotolato intorno all’“Uovo del Mondo”, e talvolta raffigurato attorno all’Omphalos e al betilo, è, a tale riguardo, Kundalinî arrotolata intorno al “nocciolo d’immortalità”, che è pure in rapporto con il simbolismo della “pietra nera”; a questa posizione “inferiore” del luz, si fa direttamente allusione nella formula ermetica: Visita inferiora terrae, rectificando invenies occultum lapidem; la “rettificazione” è qui il “raddrizzamento” che segna, dopo la “discesa”, l’inizio di un movimento ascensionale, corrispondente al risveglio di Kundalinî; e il complemento della medesima formula designa inoltre questa “pietra nascosta” come veram medicinam, il che la identifica anche con l’amrita, cibo o bevanda d’immortalità." (S.S.S. c.32 n.10)

    Non vi è quindi un livello di coscienza che sia autonomo rispetto sia alla sfera corporea sia all’anatomia sottile dell’essere umano. La metanoia, ovvero la fine delle divagazioni eccentriche nel divenire, coinvolge integralmente l’essere.

    4Giovanni apparve nel deserto a battezzare e predicare un battesimo di penitenza per la remissione dei peccati. 5E tutta la Giudea se ne andava dietro a lui come pure tutti quei di Gerusalemme, e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Era Giovanni rivestito di pelli di cammello, con una cinghia di cuoio intorno ai fianchi, e si nutriva di locuste e di miele selvatico. 7Egli predicava, dicendo: “Viene dopo di me colui che è più forte di me, al quale non son neppur degno di chinarmi a sciogliere il laccio dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzati nell’acqua, ma egli vi battezzerà nello Spirito Santo”.

    Guénon rileva la vicinanza del battesimo a un rito d’iniziazione, quale, almeno all’origine del Cristianesimo, doveva essere, sottolineando per altro il suo adattamento a livello exoterico. Nel brano che segue anche Comunione e Cresima sono presi in considerazione.

    “Fra i riti cristiani, o più precisamente fra i sacramenti che ne costituiscono la parte più essenziale, quelli che presentano maggior similitudine con dei riti d’iniziazione e che, se effettivamente ebbero questo carattere all’origine (n.1: “Dicendo riti d’iniziazione, intendiamo quelli che hanno propriamente per scopo la comunicazione stessa dell’influenza iniziatica; va da sé che, al di fuori di questi, possono esistere altri riti iniziatici, cioè riservati ad una élite che aveva già ricevuto l’iniziazione: così, per esempio, si può pensare che l’Eucarestia sia stata originariamente un rito iniziatico in questo senso, ma non un rito d’iniziazione.”), per conseguenza devono venirne considerati come l’“esteriorizzazione”, sono naturalmente quelli che non possono essere ricevuti che una sola volta, primo fra tutti il battesimo. Questo sacramento, mediante il quale il neofita era ammesso nella comunità cristiana e in certo qual modo “incorporato” ad essa, doveva evidentemente, fin tanto che questa fu un’organizzazione iniziatica, costituire la prima iniziazione, vale a dire l’inizio dei “piccoli misteri”, così com’è d’altronde indicato chiaramente dal carattere di “seconda nascita” che, sia pure con un’applicazione diversa, ha conservato nel dominio esoterico. Aggiungiamo subito, per non dovervi poi ritornare, che la confermazione o cresima sembra segnasse l’accesso ad un grado superiore corrispondente verosimilmente al raggiungimento dei “piccoli misteri”; quanto all’ordinazione, che adesso ha soltanto la possibilità di esercitare certe funzioni, non può essere che l’“esteriorizzazione” di una iniziazione sacerdotale, riferentesi come tale ai “grandi misteri”.” (E.C. c.2 p.26)

    Per sottolineare le differenze tra ciò che rappresentava il Battesimo alle origini del Cristianesimo e la situazione attuale evidenzia nello stesso brano che se un tempo… “per conferire il battesimo, ci si attorniava di rigorose precauzioni e che quelli che dovevano riceverlo erano sottoposti a una lunga preparazione: Attualmente, in certo qual modo avviene il contrario, e sembra che si sia fatto tutto il possibile per facilitare al massimo il conferimento di questo sacramento, poiché non soltanto viene amministrato a tutti indistintamente, senza che alcun problema di qualificazione e di preparazione abbia a porsi”. Si tratta di un mutamento di prospettiva: in vista non vi è più l’ingresso in una via iniziatica ma il conseguimento della salvezza. cfr. I.R.S. c.8 “Salvezza e liberazione”

 

  Battesimo e tentazione di Gesù. –9Or, in quei giorni, Gesù giunse da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10Nel momento in cui egli usciva dall’acqua, il Battista vide i cieli aperti e lo Spirito Santo, quasi colomba, scendere sopra di lui; 11mentre dai cieli venne una voce: “Tu sei il mio Figlio diletto, in te mi sono compiaciuto”. 12E subito lo Spirito lo spinse nel deserto, 13ove rimase quaranta giorni, tentato da Satana; se ne stava con le bestie selvagge, e gli Angeli lo servivano.


    Gli angeli costituiscono un tema importante non solo in ambito teologico. Innanzitutto va precisato che “Gli “stati angelici” sono gli stati sopra-individuali che costituiscono la manifestazione informale, ma non si può attribuire agli angeli nessuna facoltà di ordine puramente individuale: per esempio, come abbiamo già spiegato, non li possiamo supporre dotati di ragione, essendo questa una caratteristica esclusiva dell’individualità umana; essi non possono che avere un modo d’intelligenza puramente intuitivo.” (S.M.E. c.13 p.102 n.1)

    Inoltre, gli stati angelici “…differiscono dallo stato umano incomparabilmente più di quanto nessun filosofo dell’Occidente moderno abbia mai potuto immaginare; ma tuttavia, e indipendentemente dagli esseri che attualmente li occupano, essi possono essere realizzati da ogni altro essere, ed anche da quello che è un essere umano in un altro stato della manifestazione; se così non fosse, come abbiamo già detto, non si potrebbe parlare di totalità di un essere, poiché questa totalità, per essere effettiva, deve comprendere necessariamente tutti gli stati di manifestazione (formale ed informale) e di non-manifestazione, realizzati secondo le possibilità dell’essere considerato. Abbiamo d’altronde osservato che tutto ciò che si dice teologicamente degli angeli, può essere detto metafisicamente degli stati superiori dell’essere, (n.1: “L’Uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, cap.X. Il trattato “De Angelis” di S.Tommaso d’Aquino è particolarmente indicativo a questo riguardo.”) e analogamente, nel simbolismo astrologico del Medio Evo, i “Cieli”, e cioè le differenti sfere planetarie e stellari, non solo rappresentano questi stessi stati, ma anche i gradi iniziatici ai quali corrisponde la loro realizzazione (n.2: “V. L’Esoterismo di Dante.”); ed ancora, nella tradizione indù i Dêva e gli Asura rappresentano rispettivamente gli stati superiori ed inferiori rispetto allo stato umano. n.3: “Il Simbolismo della Croce, cap. XXV. ”” (S.M.E. c.13 p.102)   

   Il brano seguente può ulteriormente dissipare la confusione che si crea se si considerano separatamente gli stati angelici, ignorando con ciò il senso profondo dei loro nomi:

    “Secondo la concezione ortodossa, un angelo, in quanto “intermediario celeste”, non è altro in fondo che l’espressione di un attributo divino nell’ordine della manifestazione informale, poiché soltanto questo permette di stabilire, per mezzo di esso, una reale comunicazione fra lo stato umano e il Principio stesso, di cui l’angelo rappresenta così un aspetto più particolarmente accessibile agli esseri che si trovano nello stato umano. Del resto lo dimostrano assai chiaramente i nomi stessi degli angeli, che sono sempre, di fatto, la designazione di certi attributi divini; qui soprattutto il nome corrisponde infatti pienamente alla natura dell’essere e si identifica veramente con la sua essenza. ... Si potrebbe dire, quindi, che un errore a tale proposito, che faccia cioè credere che il nome divino appartenga in proprio all’angelo come tale e in quanto essere “separato”, diviene possibile solo quando l’intelligenza della lingua sacra viene a oscurarsi, e, se ci si rende conto di tutte le possibili implicazioni di questa osservazione, si potrà capire come essa sia suscettibile di una portata molto più profonda di quanto non sembri forse a prima vista. Queste considerazioni danno anche tutto il suo valore all’interpretazione cabalistica di Malaki, “Il Mio angelo” o “Il Mio inviato”, (n.6:  “È noto che il significato etimologico della parola “angelo” (in greco aggelos) è quello di “inviato” o di “messaggero”, e che la corrispondente parola ebraica maleak ha anch’essa il medesimo significato.”) come «l’angelo nel quale è il Mio nome», cioè in definitiva nel quale è Dio stesso, almeno sotto un qualche suo aspetto “attributivo”. (n.7: “Cfr. Le Roi du Monde, p. 33. Dal punto di vista principiale, è l’angelo o piuttosto l’attributo che esso rappresenta che è in Dio, ma il rapporto appare invertito riguardo alla manifestazione.) …ogni angelo è veramente, in rapporto alla manifestazione, e nel senso più rigoroso della parola, il “portatore” di un nome divino, e anzi, visto dal lato della “Verità” (El-Haqq), non è in realtà nient’altro che questo nome stesso. Tutta la differenza sta nel fatto che esiste una certa gerarchia che si può stabilire fra gli attributi divini, a seconda che essi procedano più o meno direttamente dall’Essenza, sicché si potrà ritenere che la loro manifestazione si situi a livelli diversi, e tale è in definitiva il fondamento delle gerarchie angeliche; questi attribuii o questi aspetti devono essere concepiti del resto in numero indefinito dal momento che sono considerati “distintamente”, e a ciò corrisponde la stessa moltitudine degli angeli. n.9: “Sia chiaro che qui si tratta di una moltitudine “trascendentale”, e non di una indefinitezza numerica (cfr. Les Principes du calcul infinitésimal, cap. III); gli angeli non sono assolutamente “numerabili”, perché non appartengono alla sfera d’esistenza che è condizionata dalla quantità.” (S.S.S. c.62 p.327)

    La tradizione islamica associa i 99 grani del rosario ai nomi divini ognuno dei quali, rappresentando un mondo e “ciò può essere ugualmente riferito agli angeli considerati come ‘reggitori delle sfere’,” così come “in Occidente san Tommaso d’Aquino ha insegnato espressamente la dottrina secondo cui angelus movet stellamIl grano mancante per arrivare al centinaio, “quello che si riferisce al “Nome dell’Essenza” (Ismudh-Dhât), si può trovare solo nel Paradiso;” e “Nella corrispondenza con gli angeli appena menzionata, questo centesimo grano dovrebbe essere riferito all’“Angelo della Faccia” (che è in realtà più che un angelo), Metatron o Er-Rûh.” (S.S.S. c.61 p.323)

    In U.D.V. c.10 p.104 traccia un parallelo tra le “…diverse forme illusorie [nello stato di sogno] (che corrispondono a varie modalità della manifestazione formale, differenti da quella corporea) [che] sono rivestite dallo stesso essere sottile senza affatto alterarne l’unità” essendo illusorie e “ciò che i teologi cattolici, e specialmente san Tommaso d’Aquino, insegnano in merito alle forme in cui possono rivestirsi gli angeli.”

 

 

 


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