Considerazioni sul Vangelo secondo Marco tratte da Guénon (II)

 



Marco 1

     Inizio della predicazione e scelta dei primi Apostoli. - 14Ma dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù andò in Galilea, predicando il Vangelo di Dio, 15e dicendo: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; pentitevi e credete al Vangelo”. 16Passando poi lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, suo fratello, che gettavano le reti in mare; perché erano pescatori. 17Gesù disse loro: “Venite dietro a me, io vi farò pescatori di uomini”. 18Essi subito abbandonate le reti, lo seguirono. 19E andato un po’ più avanti, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, con Giovanni, suo fratello, che stavano anch’essi in una barca, rassettando le reti. 20Egli subito li chiamò. E, lasciato il loro padre Zebedeo nella barca coi garzoni, lo seguirono.

     Si può ritenere che il pentimento richiesto ai primi apostoli sia quella transizione dal mentale all’intelletto  di cui si parla in questo brano.

    “La parola «conversione» può essere intesa in due sensi totalmente diversi: il suo significato originale corrisponde al termine greco metanoia, che indica propriamente un cambiamento di nous cioè, come dice A. K. Coomaraswamy, una «metamorfosi intellettuale». Questa trasformazione interiore, com’è indicato d’altronde dalla stessa etimologia della parola latina (da cum-vertere) implica ad un tempo una «riunione» od una concentrazione delle potenze dell’essere, nonché una specie di «rovesciamento» mediante il quale quest’essere passa «dal pensiero umano alla comprensione divina». La metanoia, o la «conversione», è dunque il passaggio cosciente dal «mentale», inteso nel senso ordinario e individuale che gli è proprio, e cioè considerato come rivolto alle cose sensibili, a ciò che ne rappresenta la trasposizione in un senso superiore in cui si identifica all’hêgemôn di Platone o all’antaryâmî della tradizione indù. È evidente che, nella fattispecie, si tratta di una fase necessaria in qualsiasi processo di sviluppo spirituale; ed è dunque, teniamo ad insistervi, un fatto d’ordine puramente interiore che non ha assolutamente nulla in comune con un qualunque cambiamento esteriore e contingente derivante semplicemente dal dominio «morale», come troppo sovente si tende a credere al giorno d’oggi (e, in questo senso, si arriva perfino a tradurre metanoia con «pentimento»), oppure da quello religioso e più generalmente exoterico.” (I.R.S. c.12 p.107)   

   Diversi episodi evangelici hanno come sfondo le acque.

    “«Lo Yogin», dice Sankarâcârya, «attraversato il mare delle passioni, è unito alla tranquillità e possiede il “Sé” nella sua pienezza». (n.23: “Âtma-Bodha; si veda L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, cap. XXIII, e Il Re del Mondo.”) Il «mare delle passioni» è evidentemente la stessa cosa che i «flutti della cupidigia», e in entrambi i testi si parla della «tranquillità»: la navigazione simbolica rappresenta in effetti la conquista della «grande pace». n.24: “Questa conquista è rappresentata talvolta anche sotto le apparenze di una guerra; già in precedenza abbiamo segnalato l’uso che di questo simbolismo viene fatto nella Bhagavad Gîtâ, così come presso i musulmani; un simbolismo dello stesso genere si ritrova nei romanzi cavallereschi del medioevo.” (A.S.P.T. c.8 p.135)

    A parte il noto saggio su San Bernardo, tra i santi cristiani Guénon menziona nella sue opere con una certa frequenza i due San Giovanni e San Pietro. Attribuisce a San Giacomo, accostato al “Mastro Giacomo” del Compagnonaggio, un posto di rilievo nell’ambito dell’ermetismo e della cosmologia.

    “Clavelle ha avuto perfettamente ragione di dire che, dal momento che San Giovanni corrisponde al punto di vista puramente metafisico della Tradizione, San Giacomo corrisponderebbe al punto di vista delle «scienze tradizionali»; e senza necessariamente ricorrere all’accostamento, del resto abbastanza plausibile, con il «mastro Giacomo» del Compagnonaggio, bisogna dire che molti indizi concordanti tendono a provare che questa corrispondenza è realmente giustificata.” (S.M.C.1 c.6 p.55)

   Marco 3

   Elezione dei dodici apostoli. - 13Poi egli sale verso il monte, chiama presso a sé quelli che voleva, ed essi si avvicinarono a lui. 14Egli ne stabilì dodici che stessero con lui, per mandarli a predicare, 15e avessero il potere di scacciare i demòni. 16Stabilì dunque I Dodici e diede a  Simone il nome di Pietro17poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrges, cioé figli del tuono;  18Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo figlio di Alfeo, Taddeo, Simone lo Zelatore, 19e Giuda Iscariote, colui che lo tradì.

    Esaminando un simbolismo senza tempo come quello legato al Graal si può riconfermare ulteriormente, se ce ne fosse bisogno, la legittimità tradizionale del Cristianesimo.

    La Tavola rotonda era destinata a ricevere il Graal quando uno dei cavalieri fosse riuscito a conquistarlo e l’avesse portato dalla Gran Bretagna in Armorica; e questa tavola è anch’essa un simbolo verisimilmente antichissimo, uno di quelli che furono associati all’idea dei centri spirituali a cui abbiamo appena alluso. La forma circolare della tavola è d’altronde legata al ‘ciclo zodiacale’ (ancora un simbolo che meriterebbe di essere studiato più specificamente) per la presenza attorno ad essa di dodici personaggi principali, particolarità che si ritrova nella costituzione di tutti i centri in questione. Stando così le cose, non si può forse vedere nel numero dei dodici Apostoli una traccia, fra moltissime altre, della perfetta conformità del cristianesimo alla tradizione primordiale, alla quale il nome di ‘precristianesimo’ converrebbe tanto esattamente?  E, d’altra parte, a proposito della Tavola rotonda, abbiamo osservato una strana concordanza nelle rivelazioni simboliche fatta a Marie de Vallées, (n.1: “Si veda “Regnabit”, novembre 1924.”) ove è menzionata “una tavola rotonda di diaspro”, che rappresenta il “Cuore di Nostro Signore”, nello stesso tempo in cui si tratta di un “giardino che è il Santo Sacramento dell’altare”, e che, con le sue “quattro fontane d’acqua viva”, si identifica misteriosamente al Paradiso terrestre; non è ancora una conferma abbastanza sorprendente e inattesa dei rapporti che segnalavamo sopra?” (S.S.S. c.3 p.27)

    Il numero dodici si ritrova anche nella Tradizione Indù.

    “Il simbolo cui alludevamo è esattamente quello che la liturgia cattolica attribuisce a Cristo quando gli dà il titolo di Sol Justitiæ; il Verbo è effettivamente il «Sole spirituale», cioè il vero «Centro del Mondo»; inoltre, l’espressione Sol Justitiæ si riferisce direttamente agli attributi di Melki-Tsedeq. Bisogna notare poi che il leone, animale solare, nell’antichità e nel medioevo è un emblema della giustizia e della potenza insieme; il segno del Leone, nello Zodiaco, è il domicilio proprio del Sole. - Si può intendere che il Sole a dodici raggi rappresenti i dodici Aditya: da un altro punto di vista, se il Sole raffigura Cristo, i dodici raggi sono i dodici Apostoli (la parola apostolos significa «inviato» e i raggi sono anch’essi «inviati» dal Sole). Del resto, nel numero dei dodici Apostoli si può scorgere un segno, fra altri, della perfetta conformità del Cristianesimo con la tradizione primordiale.”   (R.M. c.4 p.45 n.13)

 Attribuire un nuovo nome ha un significato profondo.

   “…a ogni grado di iniziazione effettiva corrisponde ancora un’altra modalità dell’essere; questi dovrebbe perciò ricevere un nuovo nome per ognuno di tali gradi, e quand’anche esso non gli venga di fatto attribuito, ciò nondimeno esiste – si può dire – quale espressione caratteristica di questa modalità, giacché in realtà un nome non è altro se non questo. Ora, dal momento che tali modalità nell’essere sono disposte secondo una gerarchia, lo stesso avviene dei nomi che rispettivamente li rappresentano; un nome sarà perciò tanto più vero quanto più corrisponderà a una modalità di natura più profonda, giacché in tal modo esprimerà qualcosa di più vicino alla vera essenza dell’essere.” (C.I. c.27 p.219)

    La denominazione di “figli del tuono” non è casuale. Si pensi all’immagine di Zeus con a fianco un’aquila che mantiene nel becco i suoi fulmini in attesa in attesa che vengano scagliati

   “In antichi manoscritti provenienti dalla Massoneria operativa, si parla, senza ulteriori spiegazioni, di una certa faculty of abrac; l’enigmatica parola abrac, che ha dato luogo a varie interpretazioni più o meno fantasiose, e che in ogni caso è una parola palesemente deformata, in realtà sembra proprio dover significare la folgore o il lampo (in ebraico ha-baraq, in arabo el-barq), sicché anche qui si tratterebbe propriamente del potere del vajra. Da tutto ciò si può facilmente capire in virtù di quale simbolismo il potere di provocare temporali sia stato spesso considerato, dai popoli più diversi, una specie di conseguenza dell’iniziazione.” (G.T. c.6 p.64 n.29)

   Risposta ai malignatori. 20Poi viene a casa, ma la folla vi si raduna di nuovo, di modo che non potevano neppure prender cibo. 21Or, i suoi, avendolo saputo, uscirono per impadronirsi di lui, poiché dicevano: “Egli è fuori di sé”. 22E gli Scribi che erano venuti da Gerusalemme dicevano: “Egli è posseduto da Belzebub, e in virtù del principe dei demoni caccia i diavoli”. 23Ma avendoli chiamati, diceva loro in parabola: “Come può Satana cacciare Satana? 24Se un regno è diviso in se stesso, questo regno non può reggersi. 25Se una casa è divisa in se stessa, questa casa non può sussistere. 26E se Satana si solleva contro se stesso, e si divide, non può sussistere, ma sta per finire. 27Ora, nessuno può entrare in casa del forte a saccheggiargli le masserizie, se prima non lo incatena; allora sì, potrà saccheggiare la sua casa. 28In verità vi dico che saranno rimessi ai figli degli uomini tutti i peccati e le bestemmie che avranno pronunciate; 29ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non riceverà perdono in eterno, essendo colpevole di eterno peccato” 30Poiché dicevano: “Egli ha uno spirito impuro”.

    L’immagine della divisione interna come prodromo di distruzione si può applicare  all’intricato mondo  della pseudo-spiritualità.

    ”Così, è in virtù del succitato procedimento «sincretistico» che ha visto la luce la pretesa «tradizione orientale» dei Teosofisti, la quale di orientale ha soltanto una terminologia mal compresa e mal applicata; e poiché il mondo è sempre «diviso contro se stesso», secondo le parole del Vangelo, ecco gli occultisti francesi, per spirito di opposizione e di concorrenza, fabbricare a loro volta una sedicente «tradizione occidentale» dello stesso genere, molti elementi della quale, specie quelli ricavati dalla Cabbala, difficilmente possono dirsi occidentali sia per origine, sia per il modo in cui vengono interpretati.” (R.Q.S.T. c.36 p.242)

       E agli sviluppi delle monarchie europee abbagliate dal senso della nazionalità.

    ““La “centralizzazione” del potere temporale è inoltre il segno di un’opposizione all’autorità spirituale, di cui i governi si sforzano di neutralizzare l’influenza per sostituirvi la loro; per questo motivo la forma di governo feudale, che è quella in cui gli Ksciattriya possono svolgere più completamente le loro funzioni normali, sembra la migliore per un’organizzazione regolare delle civiltà tradizionali, come lo fu appunto quella del medioevo. Si potrebbe dire che l’epoca moderna, la quale coincide con la frattura nei confronti della tradizione, è caratterizzata dalla sostituzione dell’ordinamento feudale con quello nazionale: nel secolo XIV infatti le “nazionalità” cominciarono a costituirsi mediante quell’opera di “centralizzazione” di cui abbiamo parlato. È giusto dire che la formazione della “nazione francese”, in particolare, fu opera dei re; ma costoro, in tal modo, prepararono senza saperlo la propria rovina; n.1: “Alla lotta della monarchia contro la nobiltà feudale può essere applicata in tutto il suo rigore l’espressione evangelica: “Ogni casa divisa contro se stessa perirà”.” (A.S.P.T. c.7 p.109)

    E in particolare alla situazione attuale della modernità.

    "L’Evangelo dice in più: «Ogni casa divisa in sé stessa crollerà». Questo detto si applica a perfezione al mondo moderno, con la sua civilizzazione materiale che, per la sua stessa natura, non può che suscitar dovunque lotte e divisioni. La conclusione è fin troppo facile a trarsi e non occorre passare ad altre considerazioni per predire, senza tema di errore, che questo mondo va incontro ad una fine tragica, a meno che un cambiamento radicale, sviluppantesi fino ad una vera e propria revulsione, non si produca a breve scadenza." (C.M.M. c.7 p.133)

 

 LEGENDA


A.S.P.T. Autorità spirituale e potere temporale, Rusconi, Milano 1972

C.I. Considerazioni sull’iniziazione, Luni, Milano 1996

C.M.M. Crisi del mondo moderno, Mediterranee, Roma 1972

G.T. La Grande Triade, Adelphi, Milano 1980

 I.R.S. Iniziazione e realizzazione spirituale, Studi Tradizionali, Torino 1967

R.M. Il Re del Mondo, Adelphi, Milano 1977

R.Q.S.T. Il regno della quantità e i segni dei tempi, Adelphi, Milano 1982

S.M.C. Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio, Arktos, Carmagnola 1991

S.S.S. Simboli della scienza sacra, Adelphi, Milano 1975

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