Considerazioni sul Vangelo secondo Marco tratte da Guénon (VII-fine)

 


 

Dharmachakra, Tempio di Jokhang, Lhasa, Tibet.

 

13 Distruzione del Tempio.- 1Nell’uscire dal Tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: “Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!”. 2Ma Gesù disse a lui: “Vedi tu queste grandi costruzioni? Non resterà pietra sopra pietra che non sia diroccata”. 3E quando si fu messo a sedere sul Monte degli Olivi, in faccia al Tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogarono a parte: 4“Vuoi dirci quando ciò accadrà, e quale sarà il segno che tutto questo starà per avverarsi?”. 5Allora Gesù incominciò a dir loro: “Badate che nessuno v’inganni: 6molti verranno in nome mio a dire: Sono io il Cristo, e inganneranno molti. 7Ma quando voi sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre, non vi turbate. È necessario che ciò avvenga, tuttavia non è ancora la fine. 8Poiché si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, ci saranno terremoti in vari luoghi, e verranno delle carestie. Questo è il principio dei dolori.”

   Il cemento gettato a piene mani per imporre una visione materialistica del mondo, circoscrivendolo alla sola sfera “grossolana”, ha portato a una distorsione sensoriale che ha spinto, per reazione, tra le braccia dei “produttori di fenomeni”. Non per caso nel periodo di auge del positivismo e della fiducia-credenza nel progresso indefinito vi fu un’esplosione di psichismo, quasi esclusivamente di infima tacca. In base al brano sotto riportato, quella prima fase fu quella dell’apertura delle fessure nel guscio materialista ormai divenute delle strade molto ampie, come Cristo aveva ammonito: “13Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. 14Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!” (Mat 7:13-14)

    “L’attrazione per il “fenomeno”, già da noi segnalata come uno dei fattori determinanti la confusione tra psichico e spirituale, può ugualmente svolgere a questo proposito una funzione molto importante, poiché è per tramite suo che la maggior parte degli uomini verranno conquistati ed ingannati al tempo della “contro-tradizione”, in quanto è detto che i “falsi profeti” che sorgeranno allora “faranno grandi prodigi e cose stupefacenti fino a sedurre, se fosse possibile, e gli stessi eletti”. (n.2: “Matteo, XXIV, 24”)  È soprattutto sotto questo rapporto che le manifestazioni della “metapsichica” e delle diverse forme del “neospiritualismo” possono apparire già come una specie di “prefigurazione” di quanto dovrà verificarsi in seguito, benché ne diano solo una pallida idea; in fondo saranno sempre in gioco le stesse forze sottili inferiori, ma che a quel momento verranno messe in azione con una potenza incomparabilmente maggiore; e quando si vede come la gente sia sempre disposta ad accordare ad occhi chiusi la più completa fiducia a tutte le divagazioni di un semplice “medium”, soltanto perché convalidate da “fenomeni”, come stupirsi che la seduzione dovrà essere pressoché generale?” (R.Q.S.T. c.39 p.262)

     "Accade che coloro che credono di essere sfuggiti al «materialismo» moderno vengano assorbiti da delle cose che, mentre sembrano opporsi ad esso, in realtà sono poi dello stesso ordine; e vista la conformazione mentale degli Occidentali, a questo proposito è opportuno metterli in guardia in modo particolare nei confronti dell’attrazione che possono esercitare su di loro i «fenomeni» più o meno straordinari; è da qui che derivano in gran parte tutti gli errori «neo-spiritualisti», ed è prevedibile che questo pericolo si aggravi ulteriormente, poiché le forze oscure che alimentano il disordine attuale trovano in ciò uno dei loro più potenti mezzi d’azione. È anche probabile che non si sia più tanto lontani dall’epoca alla quale si riferisce la seguente predizione evangelica, da noi ricordata già altrove: «… perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti.»." (C.M.M. c.9 p.159)

    La relativa libertà di cui godono le influenze più dissolventi in questo periodo rende più difficile distinguere il “grano dal loglio”.

  “Ma, se sathar [In Ebraico] significa “nascondere”, significa pure “proteggere” e, in arabo, la stessa parola satar evoca quasi unicamente l’idea di protezione, e spesso anche di una protezione divina e provvidenziale; n.16: “Si potrebbe, senza troppa fantasia linguistica, accostarvi il greco sôter, “salvatore”? E c’è bisogno di dire a questo proposito che può e deve esserci una singolare somiglianza fra le designazioni di Cristo (El-Messîh) e quelle dell’Anticristo (El-Messîkh)?”” (S.S.S. c.20 p.130)

 

   9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro. 10Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte. 13Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. 14Quando vedrete l'abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti; 15chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa; 16chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 17Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! 18Pregate che ciò non accada d'inverno; 19perché quei giorni saranno una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione, fatta da Dio, fino al presente, né mai vi sarà. 20Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni. ...

    La mentalità moderna, che appare come un naturale distacco dalle superstizioni del passato, è in realtà il frutto di una costruzione forzata ben architettata attraverso i secoli. La concezione del tempo, in particolare, è un’assoluta novità a causa di due caratteristiche strettamente correlate: la linearità, contrapposta alla ciclicità, e la direzione verso un progresso indefinito in cui il futuro è garantito sempre come migliore rispetto al presente.

   Guy Debord, nel suo saggio divenuto un classico, “La società dello spettacolo” osserva che: “La vittoria della borghesia è la vittoria del tempo profondamente storico, perché è il tempo della produzione economica che trasforma la società, in permanenza e da cima a fondo. Fino a quando la produzione agraria resta il lavoro principale, il tempo ciclico che resta presente al fondo della società alimenta le forze coalizzate della tradizione, che freneranno il movimento. Ma il tempo irreversibile dell’economia borghese estirpa queste sopravvivenze su tutta l’estensione della Terra.”[1]

   Nel procedere del Kali Yuga, dopo la ribellione degli Kshatriya sui Brahmana, che risale a tempi ancora anteriori, sono i Vaysha con ulteriore ribaltamento a condurre il gioco. “Il tempo è denaro” e i ritmi produttivi divengono sempre più frenetici.[2] È peraltro difficile al giorno d’oggi definire il caos esistenziale che procede inesorabile, stracciando le sicurezze piccolo-borghesi e l’orgoglio delle classi lavoratrici. L’immagine di una società liquida post-moderna (Zygmunt Bauman) rende l’idea di un dissolvimento incipiente dopo la relativa solidità materialista.

     Gli attacchi sferrati contro l’idea stessa di famiglia non si contano più e non fanno notizia. Si potrebbe confrontare quest’ideale di uomo senza radici, senza legami e, naturalmente, senza tradizione, con la figura del “Liberato in vita” che, effettivamente sciolto da qualsivoglia limitazione, assume prerogative incomparabili: “ «Questo essere, [Jîvan-mukta] assolutamente indipendente, è signore degli uomini; se gli piacesse convocarli in massa, al giorno fissato tutti accorrerebbero; ma egli non vuole farsi sentire».” (S.C. c.7 p.73)

   L’uomo moderno è, al contrario, soggiogato da una fantasmagoria di potenze illusorie che tutto gli forniscono, fuorché la libertà.

  Con la consueta maestria Guénon tratteggia il quadro apparentemente stabile della “vita ordinaria”:

   “Di qui proviene l’idea di ciò che comunemente si designa «vita ordinaria» o «vita corrente»; questi termini, in effetti, indicano anzitutto qualcosa in cui, per l’esclusione di qualsiasi carattere sacro, rituale, o simbolico (poco importa qui se visto in senso più specificamente religioso o secondo altre modalità tradizionali, dato che in tutti i casi si tratta egualmente dell’azione effettiva delle «influenze spirituali»), niente che non sia puramente umano ha la possibilità di intervenire; e queste stesse designazioni implicano inoltre che tutto quanto supera una concezione del genere, ancorché non sia espressamente negato, è perlomeno relegato in un ambito «straordinario», considerato come eccezionale, strano, e fuori del comune; si tratta dunque, per esser precisi, di un rovesciamento dell’ordine normale, quale è rappresentato dalle civiltà integralmente tradizionali in cui il punto di vista profano non esiste in alcun modo, e questo rovesciamento non può condurre, logicamente, se non all’ignoranza o alla negazione completa del «sopraumano».” (R.Q.S.T. c.15 p.101)

    Sembra proprio che un arresto a metà strada non sia più tanto possibile, e che, in base a tutte le indicazioni fornite dalle dottrine tradizionali, si sia entrati veramente nella fase finale Kali-Yuga, nel periodo più oscuro di questa «età oscura», in quello stato di dissoluzione da cui non è più possibile uscire se non con un cataclisma, poiché non è più di un semplice raddrizzamento che si ha bisogno, ma di un rinnovamento totale. Il disordine e la confusione regnano in tutti i domini; essi sono stati spinti ad un punto che oltrepassa di molto tutto ciò che si era visto in precedenza e, partiti dall’Occidente, adesso minacciano d’invadere il mondo intero. Sappiamo bene che il loro trionfo non può mai essere che apparente e passeggero, ma, a un tale grado, esso si presenta come il segno della più grave di tutte le crisi attraversate dall’umanità nel corso del suo ciclo attuale. Non siamo forse giunti a quell’epoca temibile annunciata dai Libri sacri dell’India, «ove le caste saranno mescolate e la famiglia stessa non esisterà più»? Basta guardarsi attorno per convincersi che questo è lo stato in cui si trova realmente il mondo attuale, e per constatare dappertutto quella decadenza profonda che il Vangelo chiama «l’abominio della desolazione»." (C.M.M. c.1 p.32)

     “…il tempo, per effetto della potenza di contrazione che rappresenta, la quale tende a ridurre sempre più l’espansione spaziale a cui si oppone, consuma in un certo modo lo spazio; senonché, in tale azione contro il principio antagonista, il tempo stesso si svolge secondo una velocità man mano crescente, giacché, lungi dall’essere omogeneo come suppongono coloro che lo osservano solamente dall’unico punto di vista quantitativo, esso è, viceversa, “qualificato” ad ogni istante in modo diverso dalle condizioni cicliche della manifestazione a cui appartiene. Questa accelerazione, benché diventi più evidente che mai nella nostra epoca, assumendo un valore esagerato negli ultimi periodi del ciclo, di fatto esiste costantemente dall’inizio alla fine di quest’ultimo. Si potrebbe perciò dire che il tempo non soltanto contrae lo spazio, ma che insieme contrae se stesso progressivamente; tale contrazione si esprime nella proporzione decrescente dei quattro Yuga, insieme con tutto quel che essa implica, compresa la diminuzione corrispondente della durata della vita umana. Talvolta si dice, indubbiamente senza che se ne comprenda la vera ragione, che gli uomini vivono oggi più in fretta di un tempo, e ciò è letteralmente vero. La fretta caratteristica che accompagna i moderni in ogni cosa, in fondo, non è altro che la conseguenza dell’impressione confusa che essi provano di questo fatto.” (R.Q.S.T. c.23 p.155)



[1] G. Debord, La società dello spettacolo, Baldini+Castoldi, Milano 2019, p.168.

[2] “(i popoli principalmente commercianti o industriali  dell’Occidente moderno non sono del resto meno anormali [dei popoli selvaggi], benché in un modo diverso)” (R.Q.S.T. c.21 p.142)

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