Il Transumanesimo e la casa spazzata

 


Il ritorno dello spirito immondo

Mt 12, 43-45

43«Quando lo spirito immondo esce da un uomo, si aggira per luoghi aridi cercando riposo e non lo trova. 44Allora dice: "Ritornerò nella mia casa da dove sono uscito"; e quando ci arriva, la trova vuota, spazzata e adorna. 45Allora va e prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, i quali, entrati, vi prendono dimora; e l'ultima condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa malvagia generazione» 

(v. anche Lc 11, 24-26)

 Gen 19

17Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!».  […]   23Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Soar, 24quand'ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore. 25Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. 26Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.

 Lc 9, 62 

Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

    Nel mito si ricorda Orfeo che, tratta in salvo l’amata moglie Euridice dalle profondità dell’Ade, la perdette irrimediabilmente per essersi girato a vederla prima dell’uscita.

   Al di là di questi ripensamenti che costituiscono delle mancanze vere e proprie, che significato negativo può assumere una casa spazzata e pulita? Perché gli spiriti immondi trovano così agevole il ritorno?

   Francamente non so dare con sicurezza un’interpretazione ma vorrei cercare un parallelo con la situazione attuale.

   “Transumanesimo” è termine sempre più frequente nel linguaggio comune, specie nelle analisi delle tendenze dominanti in un mondo in continuo e travolgente cambiamento. Lo scopo, non più recondito, di chi tiene le fila di questa corrente di pensiero “transumanista” è quello di creare un’unità sempre più stretta tra l’artificiale e l’umano. Le motivazioni sono legate apparentemente a un perfezionamento delle facoltà dell’uomo che però diverrebbe ancora più soggetto a manipolazione e a controlli pressoché continui.

  Se già adesso i telefoni cellulari ci rendono tutti facilmente tracciabili e rintracciabili, le nuove tecnologie saranno letteralmente incorporate e integrate come se si trattasse di nuovi organi. Il passaggio verso la condizione di automi eterodiretti è pericolosamente vicino.

   Di fronte a tali prospettive si può reagire in vari modi: accogliere con fiducia queste innovazioni che non potranno che migliorare la nostra condizione, in ossequio a una fede nella Scienzah degna del Ballo Excelsior di fine ottocento; respingere tali ipotesi come fantasiose e terrapiattiste, sulla base di una strategia che punta alla denigrazione preventiva dell’avversario; accettare la veridicità di tali scenari denunciando la pericolosità estrema di affidare le sorti dell’umanità a oligarchie in pieno delirio d’onnipotenza.

   La terza possibilità, magari edulcorata nei toni, è, in base a ciò che ho potuto osservare, disertata totalmente dai giovani. Mentre per le generazioni precedenti, senza retrocedere all’Età dell’Oro, un impulso critico verso ciò che veniva propinato ufficialmente dall’alto era una costante, ora si realizza l’opposto. I ventenni sono più realisti del re, mentre le manifestazioni di protesta vedono una maggioranza di chiome bianche a sfilare. Quali agenti hanno realizzato una tale mutazione antropologica?

   E cosa c’entra la “casa spazzata” dimora d’elezione per spiriti immondi di ritorno?

   A mio avviso una delle concause è proprio la condizione di “tabula rasa” della maggior parte dei giovani in ambito tradizionale. Con questo intendo anche la mancanza di quelle conoscenze relative alla mitologia trasmesse da una materia come “Epica”, presente nei programmi scolastici delle medie di qualche decennio fa, o delle basi fornite da un catechismo. La mia impressione è che sia sparita quasi completamente la coscienza di essere stati preceduti da qualcuno nella venuta su questa terra, sostituita da disinteresse e disprezzo per il passato. Questa continua tensione verso un affascinante futuro ipertecnologico, unita ai continui allarmi destabilizzanti per motivi sanitari, bellici o ecologici, rende plausibile e accettabile qualunque ipotesi cibernetica.

   Sottoposti a un flusso incessante di stimoli e informazioni, messi nell’impossibilità di fissare l’attenzione su un argomento per più di pochi secondi o al massimo minuti[i], le nuove leve non concepiscono più momenti di riflessione sulla propria esistenza e sul suo significato profondo. Travolti dal samsara si lasciano trascinare dalla corrente rassicurati dalla falsa religione del progresso, l’unica che al giorno d’oggi faccia presa.

   La dottrina tradizionale ci parla delle condizioni eccezionali dell’umanità in questo tramonto di Kali Yuga, in cui le forze dell’illusione si scatenano nel loro quarto d’ora di celebrità. Troppo spesso i rimedi proposti contro il disordine imperante sono palliativi di portata limitata.

   Indubitabile però è la funzione svolta e dai media e dalla scuola nel rendere le nuove generazioni così ricettive verso le fantasmagorie d’oggidì.

   Tra tutto ciò che si può rimproverare al mondo dei mezzi di comunicazione mi preme, in queste brevi note, sottolineare  un aspetto: l’imposizione, senza violenza, di un modello di vita che non contempla, se non occasionalmente, la presenza del sacro o di suoi legittimi rappresentanti. Porterei come esempio tra i tanti possibili un personaggio che ha fatto breccia da anni tra i bambini: Topolino.

   L’impeccabile, razionale, onesto Topolino, è un borghese inquadratissimo in grado di risolvere come Sherlock Holmes i casi più intricati incarcerando criminali incalliti, come Pietro Gambadilegno o il sinistro Macchia Nera. Vive a Topolinia che, come la parallela Paperopoli, non contempla alcun luogo di culto. Addirittura nella città dei paperi l’edificio centrale, visibile da ogni parte, è il deposito di Paperon de’ Paperoni, incarnazione dell’avarizia, sempre intento a strapazzare il nipote nullafacente Paperino, portabandiera sia della pigrizia che dell’irascibilità.

   Lungi da me l’intenzione di fare del moralismo su personaggi di fantasia, sia chiaro, perché in tal caso ci sarebbe da chiedersi perché le coppie storiche di fidanzati non convolino mai a giuste nozze, e che ne è stato dei genitori dei nipotini Tip e Tap e degli ancor più noti Qui, Quo, Qua.

   Attribuire la colpa dei fidanzamenti di lungo corso sempre più diffusi a Paperino e Paperina sarebbe piuttosto ridicolo e infatti non è quello il nocciolo della questione.

   Il nodo è l’assuefazione generale a non solo considerare la religione un fatto privato da vivere individualmente in piccole pause di una vita dedicata alla produzione, ma di espungerla completamente dal novero delle necessità umane. Quest’espulsione è stata compiuta sia attraverso aperta ostilità e contrapposizioni ideologiche e filosofiche, sia con narrazioni neutrali sulla carta ma in realtà in grado di incidere gradualmente e profondamente sulla mentalità moderna.

   Non tutta la produzione fumettistica restituisce un orizzonte così limitato come quello dei personaggi disneiani della prima ora. La gamma è molto vasta e sicuramente occasioni di aperture verso il trascendente possono emergere. Mi viene alla mente il capolavoro di Hayao Miyazaki (1941) “La Città Incantata”, Oscar nel 2003 quale miglior film d'animazione, splendido racconto con una deliziosa protagonista in grado di destreggiarsi tra questo mondo e una dimensione fiabesca intrisa del folklore giapponese.

   Nel mare magnum della produzione letteraria, filmica e fumettistica disponibile oggi non tutto è da rigettare, ma le eccezioni vanno cercate con il lanternino, sovrastate da cliché triti e ritriti senza sbocchi verso il Cielo.

  In quest’ambiente psichico così pervasivo perché i nostri giovani dovrebbero opporsi a una tecnocrazia se ciò servisse per migliorare o prolungare indefinitamente l’esistenza nell’unico dei mondi possibili, cioè questo?

   Vogliamo interessarci della scuola? Nella mia esperienza passata ho sentito spesso nominare tra gli obiettivi da raggiungere, “lo sviluppo di una coscienza critica” e “l’autonomia di pensiero”. I fatti dimostrano che qualsiasi idea che si ponga in contrapposizione alla narrativa dominante viene cassata sbrigativamente. Elisabetta Frezza ha fornito le analisi più lucide sulla situazione tragica dell’istruzione in Italia, reperibili in rete[ii].

   L’ossessione di svilire la lezione frontale, sminuendo sempre di più la funzione docente, vissuta con la Spada di Damocle dello scibile umano a portata di click contro cui anche Pico della Mirandola si sarebbe trovato in difficoltà, porterà, come logica conseguenza, a rendere superflua la figura classica del professore.

  Certo, ponendosi da un punto di vista tradizionale, l’istruzione scolastica è uno degli ostacoli a quel cambiamento di mentalità, la metanoia, che è il punto di partenza per avvicinarsi alla sophia perennis. Penso però che lo scempio che si sta attuando elimini le ricadute positive di una preparazione che non cementi i chakra.[iii]

   Si stanno spazzando le anime per renderle completamente estranee al minimo riferimento tradizionale, e al riconoscimento che merita chi è vissuto prima di noi. Non sorprende che l’ideologia del progresso indefinito, ovvero il darwinismo portato alle estreme conseguenze, ci porti a queste aberrazioni che, grazie a un totalitarismo a base scientista che gode dell’appoggio della maggioranza, vivremo su scala sempre crescente.

P.S.

   Sul numero 118 della Rivista di Studi Tradizionali è comparso un articolo di Bartolomeo D’Elia dal titolo “Transumanesimo e postumanesino una caduta nell’infraumano” di cui è visibile un estratto qui:

http://www.rivistadistuditradizionali.it/transumanesimo-postumanesimo-infraumano-rst

   Ne caldeggio la lettura integrale per la completezza della documentazione e la prospettiva adottata. Come dice il titolo vengono svelate le finalità antiumane delle gigantesche manipolazioni che già sono in atto e di quelle in preparazione. La partita che si gioca è contro avversari provenienti dai bassifondi psichici intenzionati a separare sempre più gli esseri umani dal Principio, rappresentato da quella scintilla divina che chiunque, che ne sia cosciente o meno, porta con sé. Un uomo bidimensionale, privato della sua spiritualità, è una sorta di limite che non si raggiungerà mai nella manifestazione a cui però tendono queste forze oscure. Che ci piaccia o meno ci attendono “tempi interessanti”.    

    

 

 

  

  



[i] Manfred Spitzer, medico e psichiatra, mette a nudo i veri effetti della dipendenza dal digitale così diffusa tra giovani e meno giovani nel best-seller dal titolo esplicito “Demenza digitale” (Corbaccio, Milano 2017 – VI ed.). Il demandare ad apparecchi elettronici funzioni come la memoria in generale, la capacità di orientarsi, pensiamo ai navigatori satellitari, e illudersi che il multitasking possa emendarci dalla necessità di concentrarci porta frutti avvelenati cui ci stiamo assuefacendo.

[iii] Non sono esempi ordinari, ma ricordiamo gli studi in ambito matematico e filosofico di Guénon e la laurea in Geologia e Botanica di Coomaraswamy.   

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