Recensione: "Extraterrestri – Le radici occulte di un mito moderno" di Enzo Pennetta e Gianluca Marletta
Alcune precisazioni: la seguente recensione è stata pubblicata sul blog ARKA-Traditio perennis al seguente indirizzo:
Ringrazio il curatore per avermi permesso di riprodurla. Inoltre la recensione era apparsa sul n.3 della rivista “Oriente e Occidente”, a suo tempo disponibile anche sul sito internet omonimo, che però non è più attivo. Mi associo a indirizzare il lettore alla lettura di Errore dello Spiritismo di Guénon con particolare riferimento al capitolo V della seconda parte (pp. 182-185 nell’Edizione Luni) per l’esame delle possibilità di comunicare con abitanti di altri pianeti.
Il Prof. Marletta nel 2017 ha pubblicato un altro interessante libro sul tema (Ufo e Alieni, Ed. Irfan).
Enzo Pennetta, Gianluca Marletta, Extraterrestri – Le radici occulte di un mito moderno, Rubettino.
Gli autori di questo volumetto hanno il merito di aver saputo e voluto
raccogliere in poche pagine molti elementi oggettivi in grado di attestare come
le origini dello pseudomito dell’«alieno» siano molte diverse da quelle
generalmente diffuse dai mezzi di informazione e dagli «ufologi» delle diverse
scuole. Sorprende che questo libro abbia un carattere pionieristico, almeno in
Italia, e che nessuno abbia voluto, prima d’ora, diffondere pubblicamente
alcune informazioni relative alla nascita dell’«ufologia».
I dati abbondano e certi collegamenti appaiono evidenti
anche al ricercatore più superficiale, ragion per cui riteniamo che dietro un
certo silenzio vi sia più di qualche occasionale complicità. Pennetta e
Marletta, oltre ad aver dimostrato in questo libro, a nostro avviso in modo
incontrovertibile, il legame esistente tra correnti dell’occultismo e l’
ufologia sin dalle sue origini, hanno anche molto giustamente posto l’accento
sulle tesi pseudoreligiose che in troppi sviluppano a partire dal fenomeno UFO.
Affermano gli autori nell’introduzione: “(…) il mito extraterrestre (e
l’ufologia ad esso connessa) sembra volersi presentare sempre più come vera e
propria «nuova religione»; una religione ( o meglio ancora una «parodia» della
religione) fortemente connotata in chiave messianica dall’attesa – sottilmente
veicolata anche da una parte dell’editoria e dei mass media – dalla figura
dell’alieno come possibile (o prossimo?) salvatore di un’umanità ormai
tragicamente in crisi (…)”. Come sottolineano giustamente gli autori,
questa tendenza pseudoreligiosa non appartiene solo al fenomeno molto marginale
dei «culti ufologici» ma è largamente condiviso da tutti coloro che aderiscono,
con modalità differenti, allo pseudomito moderno dell’alieno, accettando la
realtà e l’interpretazione ufologica di alcuni fenomeni e divenendo così
ricettivi nei confronti delle suggestioni che ne derivano. Tali suggestioni si
espandono in maniera tanto più rapida ed inarrestabile in quanto l’idea della
presenza e delle visite extraterresti sembra soddisfare completamente le due
tendenze solo apparentemente opposte dell’uomo contemporaneo, dominato dalla
«superstizione» della scienza e del fenomeno da una parte e dalla tendenza ad
abbandonarsi ai richiami di una falsa spiritualità dall’altra. La grossolanità
e la superficialità della falsa spiritualità sono perfettamente coerenti con la
tendenza a «volgarizzare» e «profanare» il patrimonio autenticamente
tradizionale, tendenza così caratteristica del mondo moderno.
Prima di entrare nel vivo dell’argomento trattato in
questo libro, ci permettiamo di rettificare alcune cose. Gli autori sono così
impegnati nella propria critica serrata che non si accorgono, in un capitolo
dedicato alla New Age, di correre il rischio, come dice il
proverbio, di “gettare il bambino con l’acqua sporca”. Noi
siamo i primi a voler confutare alcune tesi stravaganti, e tanto più intendiamo
farlo sapendo che non si tratta di invenzioni soggettive, ma piuttosto di veri
e propri «rovesciamenti» dei significati simbolici, tutt’altro che privi di
coerenza, ma operati nel quadro di una vera e propria strategia di
«sovversione» rispetto a quanto tramandato dalla Tradizione. Il simbolo
dell’arcobaleno (così come quello dell’arca e dell’arco), di cui la New
Age si è impossessata senza alcuna legittimità, occupano un posto ben
preciso e di rilievo in diverse forme tradizionali ortodosse. Che qualcuno
voglia appropriarsi di tali simboli riconducendoli a significati ed ambiti che
non sono loro propri, rivelando con questa azione antitradizionale un «marchio»
ben preciso, non intacca in alcun modo l’autenticità ed i significati originari
dei simboli. Così l’arcobaleno, indipendentemente da quello che ne pensano i
falsi profeti dell’Età dell’Acquario, i teosofisti o gli occultisti, rimane un
simbolo appartenente alla tradizione indù, a quella ebraica ed a diverse altre;
ed è proprio riferendosi ai suoi significati autentici che si dimostrerà la
natura dell’errore delle false interpretazioni e si riuscirà a comprendere il
carattere sovversivo di certi ambienti a cui abbiamo fatto allusione poco
sopra.
La difficoltà di discernimento sul piano dei simboli è la
stessa ragione per cui in Extraterrestri vengono utilizzati in
alcuni casi come sinonimi i termini «esoterismo» ed «occultismo», con una
forzatura che potrebbe dare luogo a molti equivoci, non avendo il vero
esoterismo nulla da spartire con l’occultismo e tutto ciò che ne deriva. Non ci
stancheremo mai di ripeterci su questo punto, il quale a dispetto delle
innumerevoli precisazioni sembra non voler mai venire compreso; e ciò si
verifica soprattutto in quegli ambienti in cui si nega semplicemente
l’esistenza di ogni esoterismo, ragion per cui tutto ciò che esula dall’ambito
strettamente exoterico e religioso viene bollato come occultismo o assimilato
ad esso. Finché si resta in Occidente questo espediente può anche funzionare,
coincidendo qui l’esperienza del sacro quasi esclusivamente con l’esperienza
religiosa, ma in Oriente le cose sono molto diverse; ad esempio nell’Islâm è
nota l’esistenza di un esoterismo islamico (tasawwuf) perfettamente
ortodosso rispetto alla sharî’a (1). Aggiungiamo, inoltre, che in questo libro
abbiamo incontrato anche qualche sgradevole e poco veridico riferimento a René
Guénon, cosa questa che ci ha molto delusi perché è proprio nelle opere
dell’Autore francese che si possono trovare le «chiavi» di interpretazione
utili a comprendere che cosa si celi dietro i fenomeni pseudoreligiosi. Forse
proprio su questo punto si può misurare un certo limite relativo alle capacità
di critica verso la modernità: una cosa è “fotografare” un errore e censurarlo
per la sua deformità, un’altra contrastarlo avendone comprese la natura e le
finalità occulte, cosa questa che risulta possibile solo laddove si comprenda
la reale portata delle verità tradizionali di cui l’errore è una parodia.
Venendo all’argomento del libro, gli autori hanno voluto, in modo opportuno,
porre da subito l’attenzione sulle origini dell’ufologia. Già in merito a
questo primo argomento non può non risultare evidente come certe ricostruzioni
ufologiche ignorino consapevolmente alcuni elementi che sono fin troppo palesi
per non essere notati.
Si apprende così qualcosa in più sull’«incidente» di Roswell, località assai
nota a chiunque si interessi di UFO, in cui nel mese di giugno del 1947 il sig.
Mac Brazel avrebbe recuperato dei rottami metallici più tardi ritenuti i resti
di un’astronave aliena schiantatasi sul posto. Il Roswell Daily Record pubblicò
in luglio la notizia del ritrovamento, da parte delle forze armate americane,
di un disco volante, a cui seguirono le smentite delle autorità e le successive
accuse di insabbiamento. Si erano gettate ormai le basi di una certa
letteratura complottistica che accompagnerà il fenomeno UFO fino ai nostri
giorni. Un elemento che i complottisti di tutte le specie si son guardati bene
dal far emergere, è costituito dal fatto che l’area di Roswell, fin dal 1930,
era destinata alle sperimentazioni di Robert Goddard (1882-1945), il pioniere
degli esperimenti missilistici negli USA. Dopo aver letto il romanzo di H. G.
Wells intitolato La guerra dei mondi, Goddard aveva maturato l’idea
che la propulsione a razzo potesse essere utile per organizzare viaggi sul
pianeta Marte. La coincidenza dell’area degli esperimenti di Goddard con il
luogo dei ritrovamenti di oggetti metallici è così evidente che appare molto
bizzarro non sia stata mai notata. Quest’area, inoltre, all’indomani della Seconda
Guerra mondiale, servì anche come base per lo studio e la prova delle testate
V2 sottratte ai tedeschi. I silenzi e le reticenze degli ambienti militari si
spiegano bene se si pensa al carattere di segretezza di questi test
missilistici. Verso la metà degli anni ’30 Robert Goddard venne contattato da
un giovane studente universitario, il cui nome era Jack Parson che condivideva
con lui l’interesse per i missili. Jack Parson è un personaggio
straordinariamente interessante ed ambivalente. Quando nel 1936 fondò il Jet
Propulsion Laboratory lo fece il giorno di Halloween, che corrisponde alla
festa celtica di Samhain, momento in cui i morti entrerebbero in comunicazione
con i vivi. Inoltre Parson, all’età di 25 anni, aderì all’organizzazione
fondata da Aleister Crowley. Molte delle teorie di Crowley si rifletteranno sul
suo seguace ed avranno un peso importante sulla nascita dell’ufologia. Crowley
sostenne di essere entrato in contatto, durante un viaggio in Egitto, con
un’entità che annunciandogli l’avvento di una «Nuova Era», gli avrebbe anche
dettato il famoso Libro della Legge, utilizzato poi dal Crowley per
fondare l’Abbazia di Thelema a Cefalù. Parson, come Crowley, era convinto che
per giungere a questa Nuova Era fosse necessario creare una nuova razza (elemento
questo che ricorda un episodio tramandato dal Libro di Enoch, in
cui si narra dell’unione degli angeli caduti con le figlie degli uomini, unione
da cui deriverà la stirpe dei Giganti) nata dalla fusione dell’uomo con uno
«spirito elementale» (cioè in realtà un «demone» proprio ad uno dei quattro
elementi Acqua, Terra, Fuoco, Aria). Non essendo semplicemente uno speculativo,
Parson passò alla sperimentazione nel 1946, tentando di incarnare, nel feto di
una donna incinta, il demone da lui evocato. Per l’«operazione Babalon», come
venne chiamata dagli esecutori questa abominevole «fecondazione», fu utilizzata
l’inconsapevole Marjorie Cameron, ritenuta da Parson una predestinata. Nel
folle esperimento troviamo coinvolto anche L. Ron Hubbard, il futuro fondatore
del movimento Scientology. Per propiziare la fusione del feto umano
con lo «spirito elementale», Parson attese alcuni segni dai suoi demoni.
Condusse M. Cameron nel deserto in attesa che apparissero in cielo quelli che
lui chiamava i sigari volanti. Questi oggetti volanti dalla forma
bizzarra, per Parson, non erano affatto astronavi aliene, ma manifestazioni del
mondo psichico a cui appartenevano le entità di Crowley. Francis King, che nel
1973 pubblicò i rituali dell’OTO, affermò che Parson «avvertiva» che gli
oggetti volanti avrebbero avuto un ruolo determinante nel convertire «il mondo
alla crowleyanità». La stessa Cameron, come ricordano Pennetta e Marletta,
affermò in seguito che gli UFO non sono oggetti tecnologici ma piuttosto la
«restaurazione delle potenze elementali», nello specifico riconducibili
all’elemento Aria. Kenneth Grant, che fu uno dei maggiori divulgatori
dell’opera di Crowley, affermava che: “Operando con le formule della magia
thelemica, Parson prese contatto con esseri extraterrestri dell’ordine di
Aiwass (il nome dell’entità che entrò in comunicazione con Crowley in Egitto)”.
Curiosamente, Crowley rappresentò in un dipinto l’immagine di una delle entità
con cui era entrato in comunicazione, denominata Lam, e questa
figura presenta molte analogie nel suo aspetto con quella che, anni dopo,
diventerà l’immagine comune e più diffusa dell’alieno, diffusa da libri, film e
giornali. Di astronauti extraterrestri a bordo di navicelle spaziali dunque non
si parlava affatto nella California degli anni ’40 del secolo scorso tra
persone che di tecnologie aeree se ne intendevano. Parson e soci osservavano il
cielo attendendo ben altre apparizioni…
Già sulla base di queste prime informazioni, risulta evidente come all’origine
dell’ufologia vi siano teorie ed ambienti che non riconducono il fenomeno ad un
ambito tecnologico e alieno, ma piuttosto a manifestazioni molto pericolose del
piano «intermedio» o psichico. Se questa è l’origine, crediamo che ci sia molto
poco da dire sugli sviluppi, i quali furono piuttosto una vulgata diffusa
per andare incontro ai gusti del grosso pubblico. Ciò che caratterizza
movimenti come l’ufologia o lo spiritismo, è la capacità di conformarsi alla
moda ed ai costumi di un’epoca, ma ciò che si cela dietro i fenomeni,
indipendentemente dalle interpretazione che ne danno gli esponenti
inconsapevoli di questi movimenti, i quali sono i primi ad essere gabbati, è
costituito dalle manifestazioni degli elementi più inferiori dell’ambito
psichico. A questo proposito, vi è un altro dato interessante da ricordare che
ricollega l’ufologia allo spiritismo: i primi «contattisti», cioè coloro che
avrebbero avuto contatti diretti o telepatici con entità extraterrestri
ricevendone delle comunicazioni di carattere pseudoreligioso, manifestarono
facoltà che gli spiritisti chiamerebbero «medianiche».
George Adamsky, abitante della California, sarebbe
entrato in contatto nel 1952 con un alieno proveniente da Venere. Vi sono due
elementi da sottolineare: la comunicazione avvenne telepaticamente e il pianeta
di provenienza fu Venere. La presenza di abitanti sui pianeti del sistema
solare era una credenza tipica dello spiritismo, già diffusa da Camille
Flammarion ed Allan Kardec nel XIX secolo; tale teoria, però, è inconciliabile
con i dati diffusi dalla scienza ufficiale circa le condizioni di abitabilità
dei pianeti del nostro sistema solare. Dunque, anche in questo caso, a dispetto
dell’abito di scientificità di cui talvolta si riveste l’ufologia, l’origine di
certe suggestioni sembra essere altra. La comunicazione telepatica, inoltre,
mette in relazione questa «esperienza» con altre affini vissute dai cosiddetti
medium anche in tempi recenti, come avvenuto all’interno del cerchio
spiritistico italiano noto come Cerchio Firenze 77. Adamsky, il
quale già prima del contatto alieno era dedito agli studi teosofici, arrivando
a fondare anche un movimento noto con il nome Ordine Reale del Tibet, divenne
il fondatore nel 1955 del primo movimento sorto per la diffusione dei messaggi
alieni. Adamsky andò incontro ad un grande successo: i suoi libri vennero
tradotti in molte lingue e venne ricevuto con molti onori anche dalla regina
Giuliana d’Olanda, grande appassionata di occultismo. Alla sua morte, Adamsky
fu sepolto nel cimitero militare di Arlington. In seguito sorsero il Gruppo
Unarius, fondato dal medium Ernest Norman, il quale affermava di ricevere
messaggi provenienti da Marte e Venere; l’Aetherius Society del
tassista George King, teosofista e portavoce di un “maestro cosmico” denominato
Aetherius, proveniente da Venere; così come molti altri, tra i quali ricordiamo
il Gruppo Mark Age ed il Movimento Raeliano (2).
Come giustamente rilevano gli autori di questo libro, anche in questo caso
siamo di fronte a «comunicazioni» che poco hanno a che vedere, nei loro aspetti
fenomenologici, con lo stereotipo dell’ipertecnologico astronauta alieno
diffuso in seguito per il grosso pubblico. Parrebbe, in effetti, che l’ufologia
abbia voluto, sin dagli inizi, muoversi intenzionalmente su due binari, uno capace
di sfruttare la presa del fenomeno sulla mentalità contemporanea assecondando
il gusto per la tecnologia e le imprese spaziali, l’altro più legato ad attese
messianiche e pratiche medianiche, caratterizzato da comunicazioni telepatiche
e rivelazioni. I due orientamenti tendono abilmente a confondersi, ma
esaminando i fenomeni ufologici sembrerebbe non esserci traccia oggettiva di
tecnologie aliene che vengono semplicemente postulate, mentre sembrerebbe
essere evidente l’intervento di elementi psichici. Siamo indotti a questo
genere di affermazioni dal fatto che in questo caso come nello spiritismo,
esistano molte costanti che accomunano le differenti «esperienze» dei
contattisti. Qualcosa di «oggettivo» può dunque esserci, ma di certo non è
riconducibile alle intelligenze marziane.
Come gli spiritisti del XIX pensavano di entrare in comunicazione con entità
«disincarnate» alle quali davano il nome di «spiriti», riuscendo invece a
diventare i ricettori di influenze appartenenti agli stati inferiori dell’essere,
allo stesso modo i «contattisti» attribuiscono le proprie comunicazioni ad una
fonte aliena, la quale invece sembra avere la stessa natura di quella
spiritista. A questo proposito, sarebbe interessante studiare quella pratica
molto pericolosa, nota con il nome di channeling, che si situa per
così dire a metà strada, tra i medium ed i contattisti.
Benché il channeling abbia una natura
più vaga e sincretistica, riteniamo che sia ancora più evidentemente
rappresentativo di alcune sperimentazioni. Data l’identità incerta delle entità
con cui si entra in contatto con il channeling, che si presentano
generalmente come delle «intelligenze cosmiche» molto evolute, in questo ambito
è più facile soffermarsi sulla pratica in sé, cosa questa che permette di
osservare con maggiore facilità quale sia la natura delle cosiddette «facoltà
medianiche». Tra queste, vi è una naturale predisposizione a diventare
«oggetti» sottoposti alle influenze erranti degli stati inferiori dell’essere:
si tratta di una «passività» totale che sconfina in stati di incoscienza o di
coscienza alterata, che rende alcuni sprovveduti sperimentatori delle vere e
proprie antenne ricettive rispetto ad elementi di natura «infera» nel senso
letterale della parola.
Il «subconscio», il quale nell’essere umano ha la
funzione di contenere tutte le tracce o le vestigia degli stati inferiori
dell’essere, viene «scoperchiato» per mezzo di alcune alterazioni della
coscienza vigile come una sorta di vaso di Pandora, ponendo a quel punto
l’individuo in comunicazione con quegli elementi inferiori che corrispondono ai
contenuti del subconscio sul piano macrocosmico.
Riteniamo che solo riflettendo su queste pratiche alla luce delle dottrine
tradizionali sulla costituzione dell’essere umano, si possa individuare e comprendere
tutta la pericolosità di certi fenomeni. A tal proposito, il libro di René
Guénon Errore dello spiritismo, risulta un testo fondamentale. Non
si tratta infatti, per noi come per Guénon, di negare la possibilità di alcuni
fenomeni, ma al contrario di renderne pubblicamente nota la perniciosità
estrema e le possibilità di squilibrio mentale e di vera e propria dissoluzione
interiore per coloro che vi si espongano più o meno consapevolmente. Il fatto
dunque che dietro alcune esperienze rese note dalla letteratura ufologica vi
possano essere degli elementi di realtà, e che non tutto si possa ricondurre a
follia o mitomania, ci rende particolarmente attenti. Se infatti come gli
autori di Extraterrestri, pensiamo che i fenomeni ufologici non
dimostrino nulla rispetto alla possibilità di contatti fisici con abitanti di
altri pianeti, tuttavia queste esperienze, laddove si caratterizzano come
effettive e psichiche, sono per noi ancora più nefaste proprio in ragione di
ciò che non si dice circa la loro vera provenienza.
Se all’inizio degli episodi di «contatto» le intelligenze
extraterrestri sembravano manifestare le migliori intenzioni, giocando il ruolo
di falsi guru per un’umanità materialista, le cose iniziano a
cambiare con l’apparire del fenomeno dei «rapimenti». Un dato inquietante ci
dice che il 2% dei cittadini degli USA avrebbe avuto a che fare con esperienze
riconducibili al fenomeno dell’abduction (il rapimento di umani ad
opera di alieni). Il fenomeno ha attirato l’attenzione di alcuni incauti psichiatri,
tra cui John J. Mack, il quale, dopo un iniziale scetticismo, iniziò a
convincersi che nei soggetti da lui esaminati non si poteva sempre ricondurre
tutto a psicopatologie o mitomania.
Nel vissuto
psichico dei pazienti vi erano dei dati oggettivi e ricorrenti che riportavano
questi racconti ad esperienze reali, termine questo che non si deve intendere
qui come sinonimo di materiali. Questa intuizione verrà in seguito ripresa
anche da altri autori: l’idea di fondo è che i soggetti esaminati abbiano
vissuto delle esperienze oggettive sul piano psichico. Noi siamo ben lungi dal
voler in questa occasione dare una risposta in merito a queste affermazioni, e
benché il nostro approccio non possa essere quello psichiatrico, siamo disposti
comunque a riconoscere la verosimiglianza di questa tesi.
Anche nel caso dell’abduction sembrerebbe esserci una certa
affinità con lo spiritismo. Tra i troppi sperimentatori che hanno voluto
tentare il contatto con dimensioni extraterrestri, spicca il caso di Albert K.
Bender, fondatore nel 1952 dell’Ufficio internazionale dei dischi volanti.
Bender tentò una serie di contatti con intelligenze aliene per via telepatica e
ciò che ottenne in cambio furono una serie di inquietanti messaggi, di
spaventose «apparizioni» che lasciavano dietro di sé odore di zolfo, di
fenomeni noti nella ricerca parapsicologica come poltergeist. Tutti
fenomeni che ricordano da vicino i casi di dimore «frequentate» ed alcune
episodi riconducili alla cosiddetta «stregoneria di campagna». Purtroppo molti
contattisti come Bender - più di quanti si creda - si sono persi, come già
avveniva nel XIX secolo ai medium, nei «labirinti» del mondo inferiore,
ottenendo solo gravi sofferenze psicofisiche e un irreparabile squilibrio
mentale.
La presenza dei fenomeni e le possibilità di sperimentazione, nello spiritismo
come nell’ufologia, facendo leva sulla mentalità moderna che desidera
ricondurre ogni cosa alla sfera materiale e concreta, giocano un ruolo
fondamentale nel proselitismo di questi due movimenti pseudoreligiosi. Vi è
però anche, in entrambi i casi, la presenza di una pseudodottrina che
fondandosi sulle «rivelazioni» di intelligenze non umane, pretende di dare le
risposte ad ogni quesito. Esistono così nell’ufologia tutta una serie di teorie
capaci di spiegare la storia ed i destini dell’umanità. Oltre ad addentrarsi
nel passato, spiegando la nascita dell’uomo come il frutto di conoscenze
genetiche extraterrestri, si trova una soluzione anche per il futuro, dove
l’idea dell’Età dell’Acquario ritorna, questa volta ad indicare l’epoca in cui
i creatori alieni della razza umana torneranno sulla Terra per illuminare e
«redimere» l’umanità. Se qualcuno fosse incapace di scorgerlo in alcuni
fenomeni psichici, almeno in questo ambito non è possibile non riconoscere il
marchio di un autentico «satanismo», ovvero del rovesciamento dell’ordine
universale e normale, al posto del quale si sostituisce una visione che
riflette le più oscure tendenze degli stati inferiori dell’essere (3). Abbiamo
così, al posto della «creazione» e della «redenzione» intese in senso
teologico, una genesi ed una escatologia da laboratorio di ingegneria genetica.
Per quanto grossolane, le fantasie neospiritualiste del XIX secolo sembrano
alta dottrina rispetto a queste idiozie oscene e blasfeme, ordite al fine di
divulgare una delle idee più basse, mostruose e grottesche della divinità.
Rimandiamo il lettore al libro per i dettagli relativi
agli sviluppi «messianici» dell’ufologia che costituiscono il completamento in
chiave escatologica di una parodia della religione in piena regola. Benché,
come appare anche solo da queste righe, basterebbe poco per rendersi conto, non
solo dell’inconsistenza, ma anche dei danni provocati da certi movimenti
pseudoreligiosi, non siamo tra coloro che sottovalutano il problema. L’ufologia
è andata sin troppo avanti, da quel 1947, per poterla sottostimare. Gioca
fortemente a suo vantaggio, oltre all’ignoranza totale dei nostri contemporanei
verso tutto ciò che riguarda la sfera spirituale e tradizionale, la complicità
dei mezzi di informazione e dei centri culturali. L’ufologia è un prodotto di
largo consumo, un fast food pseudoreligioso, e per questo
arriva ovunque, attraverso tutti i canali a cui è particolarmente sensibile
l’uomo contemporaneo. Il risultato potrebbe essere un vero e proprio «contagio
psichico», un’imponente suggestione collettiva veicolata facilmente dai mezzi
tecnologici di cui disponiamo e dalla predisposizione dell’uomo contemporaneo
ad abbandonarsi ai «mondi virtuali». Un aggravato squilibrio collettivo, capace
di sbilanciare l’umanità in una caduta di massa, potrebbe essere una delle fasi
necessarie all’avvento di figure pseudomessianiche capaci di sfruttare tutte le
suggestioni e le aspettative in grado di costruire ed alimentare l’ultima
grande ed estrema «illusione».
(M. B.)
1) A tale proposito, segnaliamo Scritti sull’esoterismo islamico e il
Taoismo di René Guénon. Può risultare utile anche la lettura
dell’articolo di Michel Vâlsan L’Islâm e la funzione di René Guénon,
pubblicato su questo numero.
2) Curiosamente, sembra che la California sia la culla
dell’ufologia, sia per quanto riguarda il fenomeno degli avvistamenti UFO, sia
per le esperienze dei «contattisti».
3) Cfr “La questione del satanismo” in Errore
dello spiritismo di René Guénon.
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